Dall’anoressia alla drunkoressia Cresce a Varese il mal di cibo

VARESE Anoressia, bulimia, binge eating desorder e drunkoressia. I disturbi alimentari colpiscono in Italia milioni di persone che trovano a Varese il centro specializzato più grande a livello nazionale: è Villa Miralago, sulle sponde del Ceresio, che può ospitare fino a 46 pazienti contemporaneamente.
Intere famiglie, che pure vengono prese in carico dalla struttura con progetti mirati, arrivano qui da ogni angolo della penisola per chiedere aiuto.
I pazienti sono soprattutto ragazze poco più

che ventenni. Ma questi mali tipici delle civiltà occidentali sono in costante espansione anche in altre categorie di soggetti: giovani maschi, donne adulte e affermate e giovanissimi, adolescenti, a volte addirittura bambini. A prendersi cura di loro è un team di oltre cinquanta specialisti tra psicologi, psichiatri, nutrizionisti, dietisti, fisioterapisti e terapeuti vari impegnati notte e giorno, ventiquattro ore su ventiquattro.
«Normalmente i disturbi alimentari non si presentano da soli ma in una comorbilità che ha bisogno di essere affrontata nel suo complesso», spiega Francesca Cicala, direttore amministrativo della clinica, parlando ad esempio della drunkolessia, dove i pazienti assimilano calorie solo dall’alcool. «Il problema è che l’alcol crea dipendenza, come altre sostanze che vengono assunte dai pazienti per dormire, o come antidolorifici». Dalle patologie psichiche derivano e si sommano poi quelle fisiche. Le persone fortemente sottopeso mettono in difficoltà l’apparato scheletrico e muscolare, così come accade per opposte ragioni a quelle eccessivamente sovrappeso, affette da bulimia o da binge eating desorder (così viene definita la patologia da alimentazione incontrollata).
Per questo a Villa Miralago, accanto alle terapie che curano la mente, ce ne sono altre dedicate al fisico, dalla fisiokinesi alla piscina.
Attualmente nella struttura sono ricoverate 42 persone: 36 adulti di cui quattro sono uomini e sei adolescenti tra i 14 e i 17 anni, quattro ragazze e due ragazzi. Un ricovero in media dura dai tre ai sei mesi, ma le ricadute sono molto frequenti e di solito prima di arrivare a una guarigione i pazienti ripetono l’esperienza della clinica più volte.
«Di base dopo le dimissioni c’è un periodo di follow up, con visite mensili, e la presa in carico da parte del servizio sanitario territoriale che è poi quello che ci invia i pazienti per il ricovero» spiega la direttrice. Tutte e tre le comunità di Villa Miralago sono convenzionate con il servizio sanitario nazionale. Anche se c’è chi chiede il ricovero privatamente, nonostante i costi elevati: 279 euro al giorno. «Dopo la prima visita, gratuita, di norma consigliamo di passare dal servizio sanitario, ma c’è chi rifiuta per paura o pudore – spiega Cicala – questi disturbi per molti sono ancora un tabù, anche per la Regione che non ha ancora previsto una convenzione specifica per i ricoveri da disturbi alimentari, assimilati a cliniche psichiatriche».

s.bartolini

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