Schiaffo di Milano a Varese «Vendita Sea, andiamo avanti»

MALPENSA «Vendere il 50,01 per cento di Sea è la massimizzazione del risultato: quello che cerchiamo» dice chiaro e tondo l’assessore al Bilancio Bruno Tabacci al convegno “C’era una volta Malpensa?” lanciato da Uil e Uiltrasporti. E l’interesse di un compratore c’è. Ma non si parli di Borsa e azionariato diffuso. «Volete indurci al suicidio?» commenta Tabacci. «I miei tempi sono quelli del bilancio: ora e qui».
All’hotel Sheraton del terminal 1 di Malpensa, Mauro Maia,

senior partner di F2i, non ne fa mistero. «Il problema sarà trovare i soldi, stiamo valutando la possibilità di eventuali alleati, ma avere Sea e svilupparla è un nostro interesse, con particolare riferimento a Malpensa».
Se per Tabacci la vendita del 50,01 per cento di quote Sea «non favorisce F2I», Maia informa invece di una gara che «interessa» il fondo legato al nome di Vito Gamberale. Con una precisazione: «Questo non è un fondo per fare profitti. Non compriamo per vendere ma per dare un assetto ordinato al settore e cercare una politica di non concorrenza tra i vari operatori. Siamo contrari alla vendita di infrastrutture all’estero e il valore che F2i potrà dare a Sea e ai suoi aeroporti, sarà senz’altro superiore a quello di un fondo indiano. Noi siamo azionisti di lungo periodo, un fondo istituzionale da 1.850 milioni di euro composto dalle principali banche del Paese, legati al territorio e intenzionati a svilupparlo».
Malpensa dunque, terreno italiano. Ma con un doppio schiaffo per chi vive attorno all’aeroporto o ci lavora che dovrà stare alla finestra.
«Sea cresce, se cresce Malpensa. Un azionista serio non deve essere in palese contrasto con le finalità dell’azienda che controlla. Dovrebbe perciò essere drastico con Linate e favorire Malpensa. Dopotutto – rimarca Tabacci – chi sbarca a Linate non porta valore aggiunto come i passeggeri di Malpensa». Però Milano non può decidere di ridimensionare il Forlanini. E allora meglio vendere, tanto più che al bilancio del comune servono soldi. «Noi dobbiamo rispondere ai cittadini milanesi. La situazione complessiva della finanza pubblica locale è drammatica, Milano è uno dei Comuni più indebitati d’Italia. Non posso certo tagliare servizi agli anziani e ai bambini milanesi per tenere il posto di lavoro a chi vive addirittura in un’altra provincia». Quindi se i 3.500 lavoratori Sea a Malpensa (insieme ai 1.500 di Linate) sciopereranno il prossimo 22 giugno per l’intera giornata contro la vendita di Sea, pazienza.
«Mi auguro che i dirigenti del sindacato riflettano», dichiara Tabacci. «Il fuoco di sbarramento sulla vendita di Sea, è riduttivo. A noi deve interessare come si farà a creare occupazione e a lavorare per la crescita», è la conclusione del convegno da parte del segretario generale Uil Lombardia Walter Galbusera.
Ma dalla categoria dei Trasporti è lotta dura. «La risposta dei lavoratori sarà unita, univoca e decisa», sbotta Franco Brioschi della Filt Cgil. Il sindacato non crede a un patto parasociale da mettere nel bando di vendita quale garanzia di tenuta aziendale e occupazionale. «Siamo qui per sviluppare, non per ridurre Malpensa», commenta Maia.

s.bartolini

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