Il giallo del mazzo di fiori rosa sulla tomba della principessa

BELFORTE Chi ha portato i fiori alla principessa di Sassonia? Mistero al cimitero di viale Belforte, dopo che sul loculo di <+nero>Maria Immacolata Sachsen<+tondo>, principessa del ducato di Coburgo Gotha, ha fatto capolino un mazzo di fiori rosa. Questo a 72 anni dalla morte della nobildonna, che si spense il 18 marzo 1940 alla Quiete, all’età di 35 anni. Quelli erano tempi in cui si moriva prevalentemente da bambini o intorno ai settanta anni, almeno a giudicare dall’età

dei defunti sepolti a Belforte.
Il funerale della donna avvenne il 21 marzo 1940, alle 15.15. Sulla scheda dell’archivio cartaceo è segnato il nome di battesimo del padre: Luigi. Niente di più.
Negli ultimi venti anni il custode del cimitero non ha mai ricevuto visite di persone che chiedevano informazioni sul luogo di sepoltura della principessa. Il loculo non è facile da trovare: è nella parte più antica del cimitero, quella delle lapidi perenni. Chi vi ha portato i fiori, dunque, sapeva bene dove riposa la principessa.
Maria immacolata era la figlia di prime nozze di Luigi Gastone di Sassonia-Coburgo-Kohary, il principe di Sassonia. Un tipo originale papà Luigi: nacque nel castello di Ebenthal in Carinzia e, a differenza dei suoi fratelli maggiori, volle mantenere la nazionalità brasiliana, probabilmente perché legato alle proprie origini.
Informazioni sul principe sono riportate anche su Wikipedia, dove si legge che suo padre era il figlio secondogenito del principe Augusto di Sassonia-Coburgo-Kohary (1818-1881) e sua madre era la principessa Leopoldina del Brasile (1847-1871), figlia dell’imperatore Pietro II del Brasile (1825-1891).
Rimasto vedovo dopo la morte della prima moglie, il principe Luigi si risposò e il 20 settembre 1911 ebbe una seconda figlia, Giuseppina Maria, che morirà il 27 novembre del 1977. Lei ebbe due figli di cui oggi si sa ben poco: che siano stati loro a portare i fiori alla principessa di Sassonia?
Il custode tende ad escludere questa ipotesi. Secondo lui la cosa più probabile è che qualcuno nel cimitero si sia rattristato nel vedere la tomba di una principessa senza neppure un fiore e abbia voluto provvedere di persona, forse immaginandosi erede di quella nobile dinastia. Ma è anche bello pensare che ci sia qualcuno, magari un discendente, che si sia voluto ricordare di questa donna morta giovane e nubile. L’architetto <+nero>Gian Franco Ferrario<+tondo> ha svolto otto anni fa alcune indagini nei 14 cimiteri varesini per recuperare le lapidi realizzate da scultore famosi e testimonianze dei varesini illustri (il lavoro è stato riassunto nel libro “I luoghi della memoria, storie di famiglie e personaggi varesini” edito da Macchione e stampato nell’ottobre 2006). «Non mi stupisce la storia dei fiori portati alla principessa – dice Ferrario – Girando nei cimiteri varesini ho scoperto tantissima umanità, molte cose le raccontano gli epitaffi che sono davvero interessanti».
Adriana Morlacchi

a.cavalcanti

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