Il Ticino fa i conti con la crisi E riparte l’attacco ai frontalieri

VARESE Il numero di frontalieri in Cantone Ticino ha ormai raggiunto quota 55 mila unità: negli ultimi sei mesi si è avuto un incremento di 2.118 posti di lavoro.
La maggioranza è impiegata nel terziario (29.467) contro i 24.627 attivi nel settore secondario. Definiti da una campagna pubblicitaria “ratti panciuti”, i frontalieri sono da tempo anche nel mirino della Lega dei Ticinesi.
E, all’orizzonte, potrebbero preannunciarsi preoccupanti cambiamenti.
Il partito che si riconosce nel leader carismatico Giuliano Bignasca chiede,

infatti, il blocco del rilascio dei permessi G, i cosiddetti permessi di lavoro.
«Nella situazione attuale – scrive in una nota Maruska Ortelli, Lega dei Ticinesi – a preoccupare è il fatto che voci sempre più diffuse danno per certo importanti licenziamenti in istituti bancari e società che operano nel settore economico-commerciale».
Così, la Lega dei Ticinesi si rivolge al Consiglio di Stato, definito «sordo e quasi silente nei confronti di una realtà di confine attanagliata dalla crisi congiunturale europea», chiedendo spiegazioni su come intenda intervenire «per mettere un freno a una situazione non più sostenibile».
La disoccupazione nel Canton Ticino è in aumento: 1.200 unità in più rispetto al primo semestre 2012, 3.200 rispetto allo stesso periodo del 2011 e 22 mila in più rispetto a una decina di anni fa.
«Non possiamo più permetterci di assistere silenti a un simile fenomeno – continua in una lettera pubblicata sul Mattino il deputato della Lega, Stefano Fraschina – Un fenomeno che rischia davvero di sfociare in una crisi sociale ed economica dalle conseguenze inaccettabili».
Il deputato sottolinea anche che «l’invasione (perché di questo realmente si tratta…) di frontalieri tocca addirittura il settore terziario. Un concetto assurdo e inconcepibile se si considera che la forza lavoro residente sarebbe più che sufficiente per coprire la necessità».
Quindi, la Lega auspica una decisa presa a carico della problematica da parte del Governo, con misure immediate. E l’unica soluzione per difendersi dall’invasione sembra essere il blocco dei permessi G.

s.bartolini

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