Inchiesta Accam, cala il sipario Archiviate 23 posizioni

Busto Arsizio Grisù non brucia più. Inchiesta Accam al capolinea, dopo otto anni scatta l’archiviazione. Lo ha disposto il gip Nicoletta Guerrero del Tribunale di Busto Arsizio, su richiesta del pubblico ministero Roberta Colangelo, che ha chiuso le indagini avviate nel 2005 da Cristiana Roveda, oggi trasferita a Milano. Il motivo? Alcuni reati sono prescritti e su altri non ci sarebbero elementi sufficienti per procedere in giudizio.

Cala così il sipario su una maxi-inchiesta che otto anni fa aveva fatto tremare l’inceneritore Accam di Borsano, attorno al quale, secondo l’accusa, si sarebbero consumati gravi reati di traffico illecito di rifiuti e turbativa d’asta. Nel giugno del 2005, l’operazione Grisù portò a 19 arresti, tra cui quello del direttore tecnico di Accam Giosafatte Mondelli, mentre altre 21 persone furono indagate a piede libero, tra cui l’allora sindaco di Gallarate Nicola Mucci (che non è mai stato sentito dagli inquirenti) e l’allora presidente di Amsc Nino Caianiello, entrambi accusati di turbativa d’asta, e sette aziende furono sottoposte a sequestro preventivo.

Si parlò di un giro d’affari da dieci milioni di euro per bruciare rifiuti che avrebbero dovuto essere smaltiti altrove, come plastica e prodotti alimentari scaduti. Si parlò di falsificazione delle bolle e miscelazioni illecite, tali da comportare anche rischi per la salute pubblica, per favorire le imprese compiacenti. Si parlò anche di una gara d’appalto truccata per la gestione dell’impianto, che era stata vinta dall’impresa “sbagliata” e sulla quale si concentrarono pressioni per non dar luogo all’assegnazione. Nel 2011, alla chiusura delle indagini, era già stata chiesta l’archiviazione per l’ex presidente di Amsc Nino Caianiello e per l’allora presidente di Accam Sergio Parini, mentre dei 34 coinvolti inizialmente rimasero 23 le persone indagate e a rischio di rinvio a giudizio. Ora la definitiva archiviazione.
Andrea Aliverti

f.artina

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