L’epoca d’oro dello sport, auspicio per il futuro

L’editoriale di Guido Borghi

Una serata di altri tempi, con il pensiero che ad essi torna perché è lì che anche le aspirazioni vorrebbero tornare. Gli alfieri della grande Ignis e la magia delle Bettole, insieme nell’apertura della stagione ippica varesina: l’idea mi è venuta nelle settimane scorse, quando la squadra che ha reso immortale la pallacanestro è stata insignita del riconoscimento rappresentato dall’entrata nella Hall of Fame del basket italiano. Ho pensato che potesse essere divertente iniziare con quegli uomini il nostro nuovo ciclo e la loro risposta positiva al mio invito non ha che corroborato l’intenzione.

Il Premio Pallacanestro Ignis Varese, svoltosi ieri, vuole infatti rappresentare la prima pietra di un progetto che mira a riportare l’ippica della nostra città alla considerazione e all’importanza che merita, riproducendo l’epoca d’oro di uno sport che ha dato tanto a Varese. La società che rappresento si è spesa per la città, pur nella solitudine in cui si è spesso trovata a operare: gli investimenti fatti per l’Ippodromo (20 milioni) sono stati un regalo ai varesini, che in questa struttura hanno oltretutto potuto celebrare un avvenimento importante come i Mondiali di ciclismo del 2008. Il vento è cambiato? Ce lo auguriamo: la nuova amministrazione dovrà fare molto di più rispetto al passato, aiutandoci a battere la concorrenza di una Milano (penso soprattutto al trotto) che non possiede il fascino, la tradizione e le possibilità delle Bettole, teatro di ricordi indelebili (c’erano sere in cui l’ippodromo ospitava anche 8000 persone) scritti nel dna della mia famiglia. Ricordi che ieri abbiamo a nostro modo celebrato, sperando siano l’auspicio di un futuro diverso.