Sisma Abruzzo;Si scrive a L’Aquila o all’Aquila?Parlano luminari


Roma, 9 apr. (Apcom)
– In italiano si scrive “a L’Aquila” o “all’Aquila”? E’ più corretto scrivere “il terremoto di L’Aquila” o quello “dell’Aquila”? E’ un cavillo grammaticale degno del peggior pignolo, o una questione di “sciatteria” linguistica? La tragedia di questi giorni in Abruzzo è stata ampiamente documentata sulla carta stampata italiana, sulle agenzie di stampa e sulle testate on line, ma c’è poca chiarezza sulla giusta preposizione da abbinare ai nomi propri preceduti da articoli, in particolare nel caso del capoluogo abruzzese. Spesso, nei quotidiani, trovano spazio visioni diverse tra loro: anche al loro interno appaiono forme discordanti, perfino tra titolo e testo di uno stesso articolo.

Differenze però concesse, perchè gli stessi luminari della lingua italiana precisano che in questi casi non esiste una regola e che quindi i redattori hanno piena facoltà di scelta. Anche se una posizione la prendono.

E’ netto infatti il giudizio di Sergio Lepri, noto giornalista, poi docente alla Luiss-Guido Carli di Roma, che ha affrontato la questione anche in un libro (Piccolo glossario di nomi propri di persona e di toponimi): “L`articolo si lega alla preposizione che lo precede: ‘dell`Aquila’, ‘all`Aquila’”, sentenzia.

Secondo Luca Serianni invece, docente di Storia della Lingua italiana all’Università La Sapienza, “si tratta di due soluzioni concorrenti: scrivere ‘a L’Aquila’ staccato ha il vantaggio di mantenere stabile il toponimo, l’altro modo aiuta invece a non creare uno iato. Personalmente preferisco la seconda: quando si cita il titolo di un’opera, ad esempio, è meglio dire ‘nei Promessi sposi’. Nei casi del genere più importante non separare l’uso palato da quello scritto. Certo non si tratta di un errore, ma di visioni diverse: usare due misure tra titolo e testo di un articolo è però un segno di sciatteria”, conclude.

Di analogo avviso l’autorevole Accademia della Crusca. “Sono consentite entrambe le forme”, precisa il presidente onorario Francesco Sabatini: “Parlando la preposizione fa sentire il rafforzamento successivo, come ‘a casa’ e ‘a Roma’. Scrivendo è invece preferibile separare, perchè il nome proprio della città è L’Aquila. Parlando ne facciamo un’unica preposizione, ma scrivendo è diverso: si dovrebbe scrivere ‘in La Spezia’, ‘in Il Cairo’, ‘ne Il Messaggero’. In ogni caso – ammette Sabatini – è una questione complessa, anche perchè le città con l’articolo davanti quando sono nate non avevano l’articolo. Comunque non si incorre in errore, si tratta solo di una tendenza a rendere individuata e standardizzata la forma del nome”.

Una sintesi la trova forse il linguista Tullio De Mauro: “Non so come io scriverei. D’altra parte, sono per la libertà d’uso…”.

Sav

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