Viviamo a testa alta. I topi di fogna sono i terroristi

Chiamiamola col suo nome. È una guerra. Senza trincee e senza uniformi. Ma pur sempre guerra. Subdola, cattiva, spietata, logorante. Colpisce persone inermi, civili, famiglie innocenti. Uccide, ferisce, spaventa. Ultimamente, ha scelto Bruxelles, dove nei giorni scorsi è stato catturato uno dei responsabili della strage di Parigi, e dove batte il cuore pulsante dell’Europa. Non possiamo sapere se e fino a quando l’Italia potrà dirsi immune. Forse siamo stati risparmiati per semplice fortuna, o forse per questioni di calcolo,

o per interessi sconosciuti a noi comuni mortali. Ciò che conta è la pressoché totale assenza di difese certe. Non basta appostarsi con un fucile ai nostri confini, perché molti degli attentatori finora identificati vivevano già da tempo in Europa, a volte nello stesso Paese che hanno voluto colpire. E poi perché al fanatismo non c’è rimedio.
L’odio non ha cuore, ha solo occhi e testa. Non è detto che sappia perché colpisce, sa solo che deve farlo. Ora la domanda è semplice: come ci salviamo? Ci chiudiamo in casa e rinunciamo a vivere? Ovviamente, no. Sono loro i topi di fogna. Sono loro a doversi nascondere. Noi dobbiamo goderci il sole e la pioggia, viaggiare, fare amicizia, lavorare e andare allo Stadio. Ma dobbiamo familiarizzare con un concetto: il nemico c’è. Esiste. Non è un fantasma. E’ reale. Non è lontano, ma vicinissimo. E siccome lui vuole spaventarci per poterci dividere, controllare e cambiare, noi dobbiamo restare uniti.
Dobbiamo tornare ad essere una comunità di persone e a comportarci come tale. E’ importante ricostituire quella rete sociale e culturale che la modernità ha in parte lacerato, rendendoci più individualisti e quindi più soli. Dobbiamo riabbracciare quel senso di appartenenza tipico dei nostri paesini, in cui ci si dà del tu, ci si aiuta e ci si protegge a vicenda. Smettiamola di pensare che l’erba del vicino sia più verde.
Smettiamola di competere e litigare per niente. Smettiamola di guardare male chi appare diverso da noi. Ricominciamo a sentirci parte di una magnifica comunità. La comunità umana. Così sarà più facile isolare chi è disumano e impedirgli di mischiarsi tra noi per poi colpirci.