«Avevo 28 anni e mi colpì lo storico appello alle Br»

Ha raggiunto Roma in treno anche il vicario episcopale di Varese, monsignor Franco Agnesi. Un appuntamento a cui non poteva mancare colui che è alla guida della Chiesa varesina tanto impegnatasi proprio nel processo di beatificazione con il sostegno c

Al vicario episcopale il privilegio di concelebrare con gli altri vescovi sul sagrato del piazzale di San Pietro. «Papa Paolo VI è stato il Papa della mia giovinezza: prima cardinale Montini e poi pontefice che ha segnato l’età giovanile con il Concilio che seguivo con interesse grazie a un prete che ci aggiornava su quello che capitava» racconta Agnesi.
Un Concilio che segnò la storia della Chiesa cattolica in tempi lontani ma dei cui benefici godono oggi le più giovani generazioni. Un Papa silenzioso, così lo descrivono in molti, ma che – con i suoi scritti e le sue parole misurate – ha lasciato il segno nella storia e nella vita personale di molti.

«Ricordo di lui poi il drammatico appello alle Brigate Rosse per la liberazione dell’onorevole . Avevo 28 anni ed ero già più consapevole: quello fu un passaggio epocale per la nostra democrazia, per lo Stato, per la convivenza civile, in un momento drammatico della vita politica italiana. Paolo VI è stato assistente Fuci, Federazione Universitaria Cattolica Italiana, e insegnò ai giovani cattolici ad aprirsi all’impegno politico. Questo ci ricorda tanto della vita attuale di cristiani e ci invita a essere consapevoli di ciò che viviamo e a rinnovare l’adesione alla fede come responsabili della convivenza civile tra gli uomini».

Ecco perché quella presenza sul sagrato di oggi ha una duplice ragione di ringraziamento: «Essere qui oggi è un impegno e un privilegio. Porto con me le parrocchie di Varese».
Il messaggio di papa Montini è ancora attuale oggi. «È un messaggio di fede che si interroga rispetto alle domande e alle tensioni di oggi. Chiede a noi di farlo anche oggi interpretando le vicende attuali con le confusioni e il desiderio di guardare al futuro soprattutto ai giovani».
«Sono loro i primi ad avvertire i cambiamenti a comprendere che Cristo ci è necessario anche oggi: è necessario ai giovani per dare senso alla loro vita e speranza al loro futuro».
Un futuro che monsignor Agnesi ha potuto incontrare insieme ai giovani preti diocesani nei giorni scorsi a Sarajevo: «Sono stati giorni splendidi e interessanti per l’incontro con una Chiesa che soffre e un’umanità smarrita con tanta voglia di sicurezza e futuro».