La Busto “wikipediana” colpisce ancora

La Busto “wikipediana” colpisce ancora. «Un concorso che ha sempre più ampio respiro» esulta Chiara Massazza, “past-Regiù” della Famiglia Bustocca e promotrice dell’iniziativa Wiki Loves quando era alla guida dell’associazione che è tabernacolo delle tradizioni cittadine.

Busto si conferma capitale lombarda di Wikipedìa (con l’accento sulla “i”, l’abbiamo scoperto giovedì sera a Villa Calcaterra) con Wiki Loves 2016, dopo che già aveva alimentato il raduno mondiale Wikimania 2016 di Esino Lario, con il sindaco Pietro Pensa che vive e lavora a Busto e l’azienda di Busto Eolo come partner tecnico. «Wiki Loves Monuments – spiega Lorenzo Losa, matematico laureato alla Scuola Normale di Pisa, presidente di Wikimedia Italia, realtà che conta circa 500 soci,

mentre gli utenti che contribuiscono a Wikipedia sono circa 300mila – è sì un concorso fotografico e culturale, ma pensato in primo luogo per rendere disponibili le immagini del nostro patrimonio culturale nel mondo. Riveste un valore particolare in Italia per rendere possibile e condividere le foto, per via di una legge un po’ buffa che impone l’autorizzazione alla riproduzione fotografica da parte di chi ha la tutela del monumento. Così Wiki Loves è un’opportunità per collaborare con le istituzioni locali per “liberare” i monumenti». In Italia infatti il codice dei beni culturali non fa distinzioni tra le fotografie e i calchi, mentre l’eccezione al diritto d’autore per le foto, la “libertà di panorama”, non esiste. A livello internazionale, Wiki Loves Monuments è un concorso nato in Olanda che oggi tocca 44 nazioni, il più grande concorso fotografico del mondo con ben 270mila foto caricate nel 2016. Le 425 di Busto Arsizio sono un numero in calo rispetto alla prima edizione-record del 2014 (796 immagini caricate, più di tutti in Italia), ma che non riflettono il «sempre maggior respiro», come spiega Chiara Massazza, che questo concorso ha in città, anche grazie alle partnership coltivate, non solo con l’amministrazione (che nel 2016 ha “liberato” ben 65 monumenti in città, ma anche fuori, come le colonie di Alassio e Aprica) ma anche con le associazioni fotografiche e un player dell’innovazione del calibro di Eolo Spa. «Anche grazie al nostro Dario Crespi, da tre anni Wiki Loves Busto Arsizio è un’iniziativa che dà sempre buoni risultati – spiega Lorenzo Losa – può anche essere che Wiki Loves Monuments raccolga più foto da Busto che non da Milano, dove non abbiamo ancora ottenuto l’autorizzazione dal Comune, ma solo da alcuni privati, per “liberare” i monumenti».n