La scommessa di Inci-Tech. Il gusto di “correre” da soli

La scelta - Albino e Marco: «Il sogno al posto del lavoro sicuro»

La scommessa da formichine di Albino e Marco: amici da una vita, soci da vent’anni, hanno lasciato il “posto sicuro” per costruire qualcosa di loro, con il sogno di lasciare l’azienda ai figli. Nella loro Inci-Tech qualità e oculatezza imprenditoriale.

, 53 anni, e , 52 anni, hanno fondato Inci-Tech nel 1996, facendo «un piccolo passettino in più ogni anno». Realizzano incisioni, fresature su metallo, lavorazioni speciali ad hoc per il cliente, non da grandi numeri. «La qualità viene prima di tutto – fanno sapere Albino e Marco – la targa o il pannello sono la prima cosa che si nota di un macchinario: dev’essere perfetto».

Con questa attenzione alla qualità, alla precisione e alla velocità di consegna («il cliente ci chiede forniture super-rapide, che riusciamo nel 95% dei casi ad accontentare – ammette Albino Crespi – parliamo anche di un giorno o due, visto che la programmazione del lavoro, a ciclo continuo, si fa di settimana in settimana»), Inci-Tech si è costruita una clientela che spazia a 360 gradi in vari settori, per un tipo di attività che gli economisti definirebbero “business to business”.

Dalla targhetta per lo studio professionale al pannello serigrafato per la macchina utensile, dalla stanghetta per gli occhiali stampata in finto legno al pezzo fresato per la meccanica di precisione. Con vari materiali, dall’alluminio al plexiglas marcato a laser. Una clientela che si trova almeno per il 90% in una cerchia di 50 chilometri da Busto. Sono poi le aziende per cui lavoriamo che esportano il prodotto finito.

Attività a servizio di altre attività di eccellenza, dal design all’aviazione, dai produttori di componenti elettronici a quelli di macchine utensili e macchine speciali. «Il nostro fatturato lo facciamo con tanta clientela, diversificata: ecco perché non abbiamo mai avuto particolari cali nell’attività. Abbiamo sentito anche noi la crisi, ma proprio marginalmente». Quella di Inci-Tech è una storia di impresa molto tradizionale. Albino Crespi ha iniziato come apprendista in una ditta che faceva questo lavoro, poi dopo una pausa in un altro campo,

si è specializzato nelle incisioni, come dipendente e poi caporeparto di un’altra impresa. «Ad un certo punto, arrivato a trent’anni e già con una famiglia, mi sono detto: “ora o mai più” – racconta l’imprenditore – cominciare da zero non è stato così semplice, ma dopo tre mesi a girare con la valigetta in mano ci eravamo già costruiti la clientela per cominciare». Nel frattempo il suo socio Marco Bellato pensava a mettere in piedi la squadra per iniziare a lavorare.

Lavorava nel tessile, con un impiego solido, visto che da operaio era diventato meccanico capoturno. «È stato un momento di svolta – racconta – ce la sentivamo di provare. Abbiamo anche avuto la fortuna di essere in un periodo favorevole per il mercato. E, da come siamo cresciuti, evidentemente c’era bisogno di un’attività di questo tipo». Passano sei mesi e Marco si può licenziare per dedicarsi anima e corpo alla nuova attività: «Dopo un anno assumiamo già il primo operaio, adesso siamo arrivati ad averne sette – racconta Albino Crespi – dopo il secondo, ci dicevamo “ci fermiamo qua”. Idem dopo il terzo. Poi il lavoro gira bene e prendiamo un’altra persona. Ogni volta ci ripromettiamo che dovrebbe essere l’ultimo».

Di certo, gli operai sono una squadra collaudata: «I primi che abbiamo assunto sono ancora qui a lavorare». La prudenza è tipica dell’imprenditore di una volta. «Poco alla volta si cresce – afferma Marco – a piccoli passi, per capire le esigenze del mercato e della clientela». Albino ricorda che «abbiamo dato fondo ai nostri risparmi per partire e poi abbiamo fatto le formichine, reinvestendo sempre gli utili in azienda». Così, dal primo laboratorio da 80 metri quadrati, si passa ad un capannoncino da 300 metri quadrati, fino al salto di qualità, nel novembre 2014, con il trasloco nel complesso Cab in zona industriale, in un capannone da oltre 600 metri quadrati.

Una scelta, per un verso, “casa e bottega”: «Siamo vicini a casa, abitiamo nel raggio di un chilometro e mezzo da qui – racconta Albino – io a Sacconago e vengo in bicicletta, Marco vicino al cimitero». Ma anche per crescere. «Guardandoci indietro, ci chiediamo come facevamo a lavorare nel precedente laboratorio – gli fa eco Crespi – qui c’è un bel magazzino, ci sono macchinari nuovi, c’è una persona in più. E possiamo pensare ad evolvere ulteriormente». Iniziando a far entrare la nuova generazione in azienda, come Martina, figlia di Albino. Sempre un passo alla volta.n