Profughi a Busto. «Noi sindaci paghiamo l’inefficienza dello Stato»

Il primo cittadino Emanuele Antonelli, che invita al buon senso, continua a sostenere le proprie ragioni e nega il rilascio della carta d’identità «Il permesso della Questura ha il medesimo valore»

«Profughi, così non va: lo Stato è inadempiente e scarica il problema sulle spalle dei sindaci e dei prefetti».
Per il sindaco quella dei richiedenti asilo del centro di accoglienza della Cooperativa Kb di via dei Mille è stata una delle “grane” più delicate nelle ultime settimane.

Mi auguro che prevalgano buon senso e dialogo. Domani alle 10 mi incontrerò con l’avvocato Ruffini, che sta seguendo la vicenda per conto dei richiedenti asilo di via dei Mille. Vedrò cosa mi chiedono, in base alla legge, e vedremo il da farsi. Non mi discosto dalla mia posizione: il permesso temporaneo rilasciato dalla Questura ha lo stesso valore del documento d’identità.

Per ora la Cooperativa continua. Noi come Comune non siamo in grado di assumerci onere e responsabilità della gestione. È un centro troppo grande, con 180 profughi tutti insieme: rischia di trasformarsi in una polveriera.

Vedo meglio una gestione Sprar rispetto a quella della cooperativa, anche perché i posti dovrebbero essere delle dimensioni di Casa Onesimo, per evitare concentrazioni che rischiano di provocare disagi e situazioni meno controllabili. Mi auguro che, se devono rimanere, alleggeriscano il centro di via dei Mille. Ma…

Purtroppo il rischio è che, alleggerita quella struttura creando altri centri più piccoli, alla prima emergenza via dei Mille finisca per riempirsi di nuovo. In città non deve arrivare un profugo in più di quelli che già ci sono. Certo, con strutture meno affollate ci sarebbero meno problemi, perché mettere insieme troppe etnie e troppe persone che sono qui da uno o due anni, esasperate dall’attesa di conoscere il loro destino, non è la situazione ideale.

Lo Stato non può limitarsi a scaricare il problema sui territori: visto che li fanno arrivare, dovrebbero anche investire risorse adeguate per fronteggiare il problema e per le commissioni che valutano le domande di asilo. Non si possono aspettare due o tre anni per completare l’iter, perché i centri rischiano di esplodere. Vorrei che Renzi o Alfano entrassero in quel centro per vedere di cosa si tratta veramente, al di là di tutti i bei discorsi che fanno dall’alto. Due anni è un periodo lunghissimo, solo in Italia lo Stato lascia soli gli enti locali.