«Al Panthers entri ragazzo, esci uomo. Salire sul quadrato è puro coraggio»

Il maestro dei campioni - Augusto Fernando Lauri ha regalato al mondo del pugilato più di 300 atleti, vincendo tutto

Nel riflesso degli occhi di Augusto Fernando Lauri c’è tutto il pugilato. Lì, se guardi con un po’ di attenzione, ci trovi tutta la forza, e tutto l’amore, che un pugile ha nel momento di allacciarsi i guantoni ai polsi prima di salire sopra il ring. Vita o morte. Una vita al limite: di quelle che sopra il quadrato sfidano a testa alta e sorridendo la morte. Lui, maestro del Panthers club, ha allenato «più di 5000 pugili,

facendone combattere ad alti livelli circa 300, e creando diversi campioni italiani». Lui, è un uomo tutto d’un pezzo, di quelli vecchio stampo. Di quelli tutto sudore e fatica; perché è solo così che ti togli le più belle soddisfazioni.
«Le più belle – dice il maestro – sono legate a Giuseppe e Tony Lauri. Io sono uno che non fa mai complimenti, di carattere non sono baci e bacetti, ma quando Giuseppe ha vinto il titolo del mondo nel 2014, mi sono lasciato scappare un “bravo!”. Solo quello, perché voleva quel titolo ad ogni costo, e non era informa». Giuseppe, però, è a fine carriera, e il maestro Lauri guarda già al futuro: «Siamo forse l’unica palestra in Italia ad avere 9 pugili professionisti. Alcuni di loro vorrei portarli a lottare per il titolo, visto che hanno grandi qualità: tipo Iuliano Gallo, Marco Miano e Mattia Scaccia, giusto per buttare lì 3 nomi».
Un metodo di allenamento, quello del maestro, che è innovativo per il mondo della boxe: «Ho scritto un libro sulla deontologia dell’allenamento tecnico, che si chiama: “Il pugilato nel terzo millennio”, qui parlo del mio modo di allenare. Un modo nuovo, come sono nuovi i tempi e le caratteristiche fisiche e atletiche dei giovani di oggi. Caratteristiche differenti, a partire dalla tipologia di fibre muscolari, di quelli della mia generazione». Caratteristiche tecniche che devono essere accompagnate sempre dal coraggio infinito.
«Se uno viene nella mia palestra, prima di salire sul ring deve capire cos’è questo mondo. E poi, se vale, ci sale, ma lo decido io. Perché l’adrenalina che provi tra quelle corde è un’attrazione fatale e irresistibile. E quell’attrazione, unita al sacrificio, trasforma semplici ragazzi in uomini. Uomini, che riescono a trovare dentro loro il coraggio di salire quei cinque gradini. Uomini a cui dico grazie».