«Carattere, cuore e sana ignoranza»

Prima panchina biancorossa per Antonino Imborgia: «Gruppo-Bettinelli, c’è spirito e c’è unità. Il peso delle penalità si sente. Mercato? Si cambia solo in meglio, se no restiamo quelli che siamo»

Nel mondo del calcio ha fatto un po’ di tutto, il calciatore, l’agente, il presidente. È passato per società importanti (Genoa, Salernitana, Piacenza, Grosseto, Parma) prima di acquisire nel 2009 il club belga KAS Eupen, portandolo alla promozione nella massima serie. In Slovenia con il Nova Gorica ha vinto invece di recente la coppa di Slovenia. E adesso darà tutto per dare una mano al Varese, di cui è diventato il nuovo vicepresidente esecutivo con delega sportiva.

Cominciava in effetti a mancarmi. Nei miei 3 anni a Parma, in panchina ci andava sempre Leonardi. Forse era l’unico amministratore delegato che voleva andare in panchina aggiuntiva. Devo dire che mi piace vivere il campo e condividere le emozioni con l’allenatore.
Quando la panchina non ce l’hai la cerchi, e allo stesso modo quando ce l’hai ogni tanto bisogna comunque staccare.

Sicuramente positiva, perché l’ambiente è molto famigliare, il gruppo è unito e lo stesso discorso vale per Bettinelli. Qui ci sono i giusti princìpi che deve avere una provinciale e una squadra che è costretta a vivere di poche risorse come il Varese. Speravo di trovare quello che in effetti ho trovato, al di là della vittoria arrivata contro il Crotone.

Un Varese che ha lottato e che ha fatto il massimo. Ha buttato il cuore oltre l’ostacolo e ha provato a fare quello che poteva fare in quelle condizioni. Ci ha messo dentro la voglia, la mentalità, l’attenzione, l’abnegazione. Quando ti mancano così tanti giocatori importanti in una situazione di classifica complicata, è normale che la prestazione non possa essere brillante. Credo si stia avverando quello che avevo detto in occasione della mia presentazione, ovvero che la squadra riportasse in campo una sana ignoranza. E così è stato.

Più che un significato è un messaggio. Che la squadra è un gruppo, ha capito che solo battagliando può raggiungere il risultato e l’obiettivo finale. Ma io non avevo dubbi, attenzione. Non ho mai avuto dubbi dal primo momento in cui sono arrivato. Anche guardando i filmati di tutte le partite di campionato, e vedendo ciò che aveva fatto nel suo percorso di difficoltà, io avevo avuto questa sensazione, di un Varese che il cuore ce l’ha. A volte si è incartato, è vero, ma non è facile gestire una penalizzazione così pesante. Il gruppo è molto giovane, i ragazzi non hanno tanti campionati alle spalle e sulla gambe, quindi è normale che qualche partita la si possa anche perdere.

È inconfutabile che ci sono dei problemi, ma il Varese ha fatto 22 punti e 22 punti dopo 19 giornate non sono un bottino così magro, quindi guardiamo le cose tutti quanti con realtà e serenità. Sul piano del carattere non manca niente per arrivare alla salvezza.

Sul mercato non è che si cambia tanto per cambiare. Se c’è la possibilità di fare qualcosa per migliorare la rosa bene, se no rimaniamo quelli che siamo. Questo sempre per rispetto delle esigenze di natura economica. È facile prendere i giocatori, ma è anche più facile prenderei libri e portarli in tribunale. Tra una e l’altra io preferisco la salute della società per dare in futuro una situazione più equilibrata.

Io credo che Landini non abbia bisogno di presentazioni. L’ho appena sentito, tra l’altro. La nostra è un’amicizia solida, tra gente che purtroppo fa un po’ di fatica a ritrovarsi negli uomini di calcio e negli scalpitanti manager più attuali. Io e lui apparteniamo al calcio di una volta, che era un’altra roba. Ci vogliamo bene, abbiamo imparato ad aiutarci, a venirci incontro, a farci i favori, a vivere insieme tra di noi. Lo aspetto e lo aspettiamo, perché è una figura importante e perché c’è tanto da fare.