«Care vecchie strade di Francia…». Basso e Zanini ci portano al Tour

Ciclismo - I due grandi ex corridori varesini saranno sulle ammiraglie delle loro squadre, la Tinkoff e l’Astana

È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva. Cambiano i ruoli, cambiano dunque i punti di vista, il Tour de France resta però sempre il solito grande spettacolo. Non avremo corridori varesini da tifare nel plotone quest’anno, purtroppo, però vanteremo due “pezzi da novanta” seduti in ammiraglia: Ivan Basso per la Tinkoff e Stefano Zanini per l’Astana. Due ex corridori che conoscono bene la Francia e che al tempo stesso in Francia sono ben noti ed apprezzati dal numeroso ed esigente pubblico transalpino.

Il Tour lo hanno corso sulle due ruote e su queste strade hanno vinto entrambi una tappa a testa: Zazà vinse nel 2000 la tappa conclusiva a Parigi, Ivan la celebre frazione di La Mongie nel 2004, senza dimenticare i due podi. Per Ivan Basso e Stefano Zanini oggi inizia un Tour diverso, un Tour dietro le quinte, un Tour vissuto da un’altra prospettiva. Ma non per questo meno intrigante ed emozionante. Per Ivan Basso sarà

il debutto in ammiraglia non solo al Tour de France, ma in generale in un grande Giro. Queste le sue sensazioni ieri: «Il mio ruolo è quello di coordinatore generale, ho la funzione di mettere i direttori sportivi ed i corridori nelle condizioni di lavorare al meglio. Da ex corridore, dovrei pensare sempre a ciò che vorrei sentirmi dire se fossi io in corsa in quel momento. Nelle tappe di pianura viaggerò davanti alla corsa per dare informazioni preventive alla squadra, in quelle di montagna sarò dietro il gruppo». L’anno scorso lo iniziò come corridore, al fianco di Contador, ma fu costretto ad abbandonare dopo che a Pau gli fu diagnosticato un tumore al testicolo sinistro: «É stato il Tour più bello, perché con una caduta mi ha fatto scoprire un tumore che forse sarebbe potuto diventare ancora più grave. Mi ha regalato sempre qualcosa di speciale il Tour, in questo caso la salute». Ivan si operò ma fece in tempo a tornare a Parigi per la passerella finale, mano nella mano con il figlio Santiago. Questo suo ritorno alla Grand Boucle assume dunque in significato ancora più intenso. Dalla Tinkoff all’Astana, da Alberto Contador a Fabio Aru e Vincenzo Nibali, da Ivan Basso a Stefano Zanini. L’emozione del debutto per Zazà è fortissima: «Il giorno della partenza per la Francia, lo ammetto, facendo la valigia ho avvertito un po’ di agitazione. Alla fin dei conti sono un debuttante, come nel 1996 quando partecipai per la prima volta da corridore al Tour de France. A dir la verità non andò molto bene quella volta, perché restai in corsa solo per quattro giorni per problemi prima ad una gamba e poi alla schiena. Questo però per dire che, dopo vent’anni, la sensazione è quella di essere di nuovo un debuttante». Sarà un debuttante che guiderà, assieme a Beppe Martinelli e Paolo Slongo, la formazione probabilmente più attrezzata alla partenza di questo Tour, con due frecce al proprio arco: Fabio Aru e Vincenzo Nibali, in rigoroso e non casuale ordine gerarchico. «Siamo una squadra non forte, bensì fortissima e su tutti i fronti. L’obiettivo dichiarato è quello della vittoria finale, non ci possiamo nascondere. Tutti gli uomini che abbiamo portato gireranno attorno a Fabio Aru e a Vincenzo Nibali». L’ordine gerarchico, come anticipato prima, è chiaro: «Per come è stato preparato questo Tour de France, Vincenzo correrà molto tranquillo con meno pressioni di classifica. Vedremo con il tempo come si evolverà la situazione però i gradi di capitano quantomeno in partenza sono per Fabio Aru».

Abbiamo raggiunto Stefano al termine della ricognizione degli ultimi 50 chilometri della seconda tappa, e con lui facciamo una riflessione sul disegno del percorso di questo Tour: «Sarà molto impegnativo, ho visionato le ultime quattro tappe prima di Parigi, e posso assicurare che saranno giorni molto duri, difficili. Poi quando siamo alla terza settimana, può succedere davvero di tutto. Vincerà il corridore che saprà gestire meglio lo sforzo nell’arco delle tre settimane».