Enzo Rosa e Piero Galparoli vicini all’addio

Ieri in sede l’incontro tra il ds Merlin e mister Ramella: i due hanno parlato di mercato. Stasera si decide il futuro della società

Non un giocatore, non un allenatore, non un direttore sportivo: no, la differenza – da sempre e per sempre -, nel mondo del calcio, la fa la società. Guardate Crotone, Carpi, Frosinone: su cosa credete si basino i loro successi? Guardate il Bari, invece. Giocatori fortissimi e una società naufraga nel mare dei continui “tiriamo avanti”: beh, il Bari fallisce sempre (negli ultimi anni, è stato così. Smentiteci se potete). E, forse è proprio per questo che hanno chiesto a Sean Sogliano di scendere da quelle parti.

/>Non si può pensare di salire di categoria per crescere come società (chi la pensa così, è pregato di uscire dalla porta: lo faccia ora, perché dopo sarà tardi. Lo faccia ora perché non è da Varese), perché vincere non deve essere un miraggio, ma una conseguenza delle proprie scelte e delle proprie azioni. Non possono esistere (ma sono esistiti, purtroppo, negli anni passati) sotto il Sacro Monte certi discorsi, tipo: «O si vince, o si sparisce», perché altrimenti si è già perso tutto. Altrimenti non si è costruito nulla di grande, nulla di diverso. Davvero.
La società deve darsi degli obiettivi, e vincere ne è solo la più stretta conseguenza: non si vive, e non lo si deve fare, come se avessimo una pistola puntata alla tempia, pronta ad affossarti sei metri sotto terra. Non si vive in una eterna roulette russa.
Chi ama il Varese sa di cosa stiamo parlando: stiamo parlando dello spirito che ha tenuto in vita la squadra l’anno dei play-out contro il Novara. La differenza tra loro e noi? Loro pensavano solo a buttarla dentro, noi a giocarcela; loro temevano di sbagliare, noi eravamo pronti a morire; loro erano obbligati a vincere, noi volevamo vincere.
Oggi, l’atmosfera dovrebbe essere quella. Anche se sembra folle e delirante dire una cosa del genere ad un anno dalla rinascita. Ma tant’è. Ieri pomeriggio il Franco Ossola è stato terreno d’incontri e di scontri. Da regolare c’erano un po’ di questioni, un po’ di conti. C’erano situazioni venute a galla dopo la conferenza stampa in cui Paolo Basile ha comunicato l’esonero di mister Giuliano Melosi e l’arrivo di Ernestino Ramella a prenderne il posto. Quel giorno, Basile, mise in dubbio l’operato di Alessandro Merlin. Un dubbio, a dire il vero, fugato nei giorni seguenti. Il direttore sportivo, tornato dalla Spagna, si è incontrato proprio ieri pomeriggio con il nuovo mister. I due hanno avuto un lungo colloquio: uno scambio di idee sulla strada da percorrere assieme, ma soprattutto sui calciatori da portare in biancorosso a stretto giro. Perché l’orologio del calciomercato ha già iniziato a ticchettare da 4 giorni, e a Masnago non sono ancora arrivate le firme, nero su bianco, dei magnifici otto riconfermati dalla scorsa stagione (Luoni, Simonetto, Viscomi, La Marca, Gazo, Zazzi, Giovio, Lercara). Tra il ds e il mister si è parlato anche e soprattutto di giocatori utili al progetto: si è parlato dell’attaccante chiamato a riempire le reti di gol nella prossima Serie D. Carlos França e Davide Longobardi sono i due nomi in pole position (più il primo che il secondo) per affiancare Giovio e Piraccini in avanti.
Incontro numero due: nel tardo pomeriggio di ieri i tre fondatori del Varese si sono incontrati in un colloquio preliminare a quello che avverrà questa sera per discutere delle ultime situazioni. Si è parlato dell’avvicendamento in panchina, delle quote societarie e di come verranno divise, in base all’apporto economico arrivato da Gagà Milano. Un incontro cordiale e, dicevamo, preliminare a quello di questa sera, in cui i nodi verranno al pettine e molto probabilmente Piero Galparoli e Enzo Rosa diranno la loro su quello che intendono fare: proseguire o lasciare.