Filosofia Bettinelli: «Umanità e radici»

La stagione peggiore degli ultimi anni per il Varese non si è rivelata così negativa solo perché Stefano Bettinelli è stato chiamato in prima squadra, sia pure quando mancavano appena due giornate. L’allenatore è riuscito a salvare un gruppo di giocatori totalmente allo sbando, dimostrando quel suo spiccato talento su cui i biancorossi potranno contare nel prossimo campionato di B, il ventunesimo in questa categoria.

Il Varese, salvato di slancio ai playout da Bettinelli, è destinato ad aprire un nuovo ciclo proprio per il carisma e la capacità del tecnico, abile nel vedere cose che sfuggono alla maggior parte dei suoi colleghi, in particolare a quelli disposti unicamente a timbrare il cartellino.

La prossima stagione profuma di primavera perché sarà quella della rinascita e della riscoperta dei veri valori biancorossi. «Rapporti umani, riappropriazione delle risorse del nostro territorio» sono da sempre cavalli di battaglia di Bettinelli, felice di vivere 24 ore al giorno solo per il Varese come sta facendo pure adesso, nella settimana di vacanza che si è concesso sulla riviera romagnola insieme alla moglie Donatella, per tentare di staccare un po’ la spina. Ma il pensiero corre sempre alla sua squadra e la sua voglia di tuffarsi nel prossimo campionato è già ai massimi, facendo capire quanta passione l’allenatore sa mettere nel suo lavoro.

Bettinelli conosce meglio di chiunque altro la dimensione del Varese e per noi il calcio non può essere diverso da come lo intende lui: con semplicità, ma allo stesso tempo, con geniali intuizioni d’avanguardia. Sa che l’ambito provinciale è da sempre la forza dei biancorossi e guai a dimenticarselo, come ha fatto il Novara nelle ultime stagioni. Per cui occorre partire da quello che si ha, valorizzandolo al meglio. Lamentarsi per ciò che non si ha è inutile e Bettinelli, minatore della scalata alla B sempre infaticabile nel lanciare il cuore oltre l’ostacolo, ama ripetere: «Non mi manca niente e sono pronto alle sfide».

Mai piangersi addosso, mai cercare scuse, mai pretendere dal proprio direttore sportivo campioni: con questi imperativi il Varese si avvierà verso il prossimo campionato, in cui Bettinelli lavorerà a stretto contatto con i suoi colleghi del settore giovanile per valorizzare i gioielli del vivaio e farli sfondare in prima squadra.

Il grosso della rosa rimarrà comunque quello dell’anno scorso perché Bettinelli ha fiducia nei giocatori con cui ha conquistato la salvezza.

Il tecnico vuole partire con 22 titolari e questa non è una frase fatta perché, come ama ripetere, «per me sono tutti insostituibili».

L’unica gerarchia ammessa riguarda il portiere e il Varese punterà su Bastianoni, che sarà affiancato da un buon secondo, mentre La Gorga, ex della Primavera di Bettinelli e reduce da una discreta stagione all’Inveruno, in D, farà il terzo.

La difesa non subirà grandi ritocchi e la priorità riguarda la fascia sinistra, con l’ingaggio di due terzini: uno sarà giovane e avrà le stesse caratteristiche di Fiamozzi, il mattatore di destra che si giocherà il posto con Andreoni, in arrivo dopo il campionato alla Pro Patria. In mezzo restano Trevisan e Rea e, se non fosse possibile trattenere Ely, arriverà un “centralone” esperto, altrimenti servirebbe solo un giovane da lanciare.

È necessario comprare anche sull’ala sinistra e ci vuole un esterno di qualità, un mancino veloce in grado di saltare l’uomo nell’uno contro uno e di fare la differenza, aggiungendosi a Cristiano, che può essere impiegato in difesa, e al giovane Scapinello, all’esordio in B e adattabile pure come seconda punta.

Sul lato opposto restano Zecchin e Falcone mentre Di Roberto (il cui stipendio è molto oneroso per le casse societarie) è in partenza e in mediana ci sono cinque giocatori per due posti: Barberis, Blasi, Corti, Damonte e Blasi.

E l’attacco? Gioventù ed esperienza si sposano con Forte, Miracoli, Neto Pereira e Momenté. Arriverà forse un grande nome che però a Bettinelli non serve perché, come ci aveva detto una volta, «i fuochi d’artificio illuminano il cielo ma durano un lampo, invece, sotto la brace, cova la cenere che può diventare un incendio». Quello biancorosso non tarderà a divampare con forza.

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