«Giustizia è fatta. Addio Pro Patria, adesso vediamo chi ti ama davvero»

La resa annunciata di Vavassori dopo i ripescaggi: «Non iscriverò la squadra in Lega Pro, ora basta. Fideiussione entro giovedì o sarà Terza categoria Io ho chiuso, assurdo pagare per farmi insultare»

Certo, me l’aspettavo eccome.

Ero convinto che, qualora la commissione giudicante avesse valutato correttamente tutto il materiale a disposizione, la sentenza non potesse essere diversa.

Sì, lo ribadisco anche oggi. È una mia rivincita nel senso che è stato ripristinato l’ordine delle cose: la sentenza chiarisce chi ha combinato pasticci e chi no. Io sono stato prosciolto già nella fase istruttoria: e non – come ha insinuato qualcuno – perché le indagini siano state condotte in modo frettoloso, ma perché, valutando le carte, gli inquirenti hanno riscontrato la mia estraneità a certe vicende. A Busto continuano a fare ipotesi, elaborare teorie, ma non sanno i fatti: ogni ragionamento termina con l’insulto a me.

Certo che lo confermo. Infatti adesso arriva il vero problema.

L’ho detto in tutte le salse, ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire: il problema di Busto è che non c’è nessuno disposto a sostenere economicamente la Pro Patria in Lega Pro. Per disputare quella categoria servono milioni. E i contributi della Lega coprono solo da un 1/3 a un 1/6 della cifra necessaria. Ma da quando ho detto che voglio vendere la Pro Patria, ci fosse stato uno, dico uno, che si sia presentato con la fideiussione.

Non è colpa mia se nessuno me la porta.

Mai più sentita. A fine luglio mi ha scritto: «Ci sentiamo ai primi di settembre». Ci siamo quasi, io aspetto.

Ah, guardi, non ne ho la più pallida idea. So solo che da mesi leggo e sento parlare di gruppi, cordate, pretendenti… Mi cantano “te ne vai o no?”. Ma io non vedo l’ora di andar via, non aspetto altro che vendere la Pro Patria: il problema è che nessuno la compra.

Con la differenza che stavolta io non iscriverò la squadra: devo andare avanti a spendere centinaia di migliaia di euro per gente che insulta me e i miei familiari? L’ho fatto in passato, ma perseverare sarebbe diabolico.

Ci sono due correnti di pensiero. Secondo la prima, è obbligatorio disputare il proprio campionato di competenza: per cui se la Pro Patria non si iscrivesse in Lega Pro, dovrebbe ripartirebbe dalla Terza Categoria. Secondo qualcun altro, una società non è costretta a disputare un determinato campionato, ma sa qual è il problema? Se la Pro Patria volesse ricominciare dalla Serie D, dovrebbe farlo con una società nuova. Che però a Busto non è stata costituita, forse perché erano troppo impegnati a insultare il sottoscritto.

Io faccio il tifo perché arrivi qualcuno a rilevarla. Sarebbe straziante vedere che tutti gli sforzi fatti fino a questo momento per salvare la Pro Patria e mantenerla nei professionisti si rivelassero inutili.

Io non spendo più un euro per la Pro Patria, con i ricorsi ho finito di tirar fuori soldi. Ho ottenuto quello che volevo: chiedevo giustizia, e giustizia è stata fatta. Ora basta, ho chiuso con Busto.

Ma se poi nessuno rileva la società, che squadra rafforza Merlin? Quello che posso fare è dare una mano qualora arrivasse qualcuno al mio posto.

Incontri in programma non ne ho. Ho fatto sapere che c’è un’unica condizione per acquistare la Pro Patria. Voglio la dichiarazione di una banca riconosciuta da Bankitalia, e quindi dalla Figc, che attesti una disponibilità di 400 mila euro. Se mi si fa vedere quel documento, andiamo dal notaio.

Il tempo stringe. Non credo che la Figc conceda alle squadre riammesse deroghe di settimane: qui parliamo di giorni. Credo che, indicativamente, già domenica prossima o sei dentro o sei fuori.

Se entro mercoledì o giovedì non vedo la fideiussione, finisce tutto. Ma stavolta per davvero. Ora Busto è nuda, come il famoso re: voglio proprio vedere tutto l’amore viscerale di questa città per la Pro Patria. A me hanno chiesto di andare e lo farò, ma cosa pensano, che prima di lasciare metta i soldi per la Lega Pro? Eh no. Se c’è ancora qualcuno che lo pensa, si metta l’anima in pace. Io ho chiuso, stop, fine della storia. L’ho promesso a me stesso: never again.