Guantoni, cintura e la magia Ignis. Il Fighter d’Italia di nuovo a Varese

Boxe - Il pugile amato anche da Brera in un romanzo-biografia presentato alla Feltrinelli

Una vita straordinaria e romanzesca quanto la sua carriera, quella di , fuoriclasse del ring, uno dei più grandi pugili di sempre. Era “Il Fighter d’Italia”: così l’aveva soprannominato Gianni Brera.

“Il Fighter d’Italia” è anche il titolo del romanzo-biografia che , figlia del campione, ha scritto e dedicato al padre scomparso a 81 anni nel 2013. Il volume, edito da RaiEri (454 pagine), finalista del premio Bancarella, è stato presentato dall’autrice ieri pomeriggio alla Feltrinelli di corso Aldo Moro a Varese. All’appuntamento varesino, Gianna Garbelli (che è scrittrice, regista, attrice e grande esperta di boxe), ha portato anche la magnifica cintura che la WBC ha assegnato ad honorem al “Fighter

d’Italia” poco dopo la sua scomparsa. Un riconoscimento strameritato per il pugile milanese, che tra pesi leggeri, welter e medi, vanta un record di 74 vittorie, 14 sconfitte (senza mai andare ko) e 11 pari, e che non diventò campione del mondo in vita solo perché la mafia italo-americana si mise pesantemente di traverso: «L’assegnazione della cintura di campione mondiale – osserva Gianna Garbelli – mette a tacere chi non sa nulla di boxe. La WBC (il consiglio mondiale) conosce la storia e riconosce la grandezza di mio papà. Che era il più grande perché era il più temuto».

Il volume di Gianna Garbelli è straordinariamente ricco di storie e immagini, un libro che non mancherà di affascinare gli appassionati di boxe, ma non solo. «Il libro attraversa quasi un secolo di pugilato italiano – racconta la scrittrice – Già nel 1926 mio nonno Cesare vinse il titolo italiano». Giancarlo Garbelli vide morire il padre sotto i propri occhi, e poi sempre cercò di emularlo sul ring. Il suo punto di riferimento è sempre stato suo papà». Nel libro c’è anche tanta Varese, la città in cui è nata Gianna Garbelli: «Abitavamo in una meravigliosa villa liberty di Cadegliano – racconta ancora l’autrice – e nel volume si trova anche un grande omaggio al Varesotto, una terra che papà ha molto amato, anche per il suo legame di amicizia con il commendator Giovanni Borghi». Il “cumenda” scelse proprio Garbelli come primo campione testimonial della sua Ignis, a testimonianza dell’enorme popolarità di cui godeva il pugile negli anni ’60. «Erano gli anni del boom, della ricostruzione dopo la guerra, dell’esplosione delle grandi industrie e delle moderne agenzie fotogiornalistiche che facevano a gara nel contendersi il “Fighter d’Italia”». Divo dello sport, Garbelli è stato anche pittore, attore e amico di alcuni dei più grandi artisti italiani dell’epoca.

«Era un uomo dal peso dell’anima eccezionale» conclude Gianna Garbelli. Un uomo coraggioso sul ring e fuori, una personalità complessa e affascinante che si può ritrovare nelle pagine del libro. «Cosa mi lasci in eredità? Chiesi un giorno scherzosamente a mio padre. Lui mi rispose: ti lascio il mio pensiero. E io l’ho scritto».