«Ho seguito le orme di papà. Ed è stato amore a prima vista»

Prima convocazione in Nazionale under 19 per Riccardo Crosta, QB degli Skorpions

Riccardo Crosta è un giovane quarterback di Tradate, gioca a football americano da quando aveva 15 anni ed è già arrivato a far parte della nazionale Under 19 che questo pomeriggio sarà impegnata contro una temibilissima selezione statunitense allo stadio Franco Ossola di Varese. Lo abbiamo intercettato alla vigilia della gara per farci raccontare la sua storia e le emozioni della prima chiamata in nazionale.

Come tutti i ragazzi italiani sin da piccolo giocavo a calcio, ma in adolescenza volevo provare uno sport diverso. Mio padre giocava negli Skorpions sin dagli anni ’80, sono andato a vedere una partita e ho deciso di provare anch’io. È stato amore a prima vista, avevo 15 anni.

L’Under 15 giocando 5 contro 5, l’Under 16 giocando 7 contro 7, sempre con la maglia degli Skorpions, ma anche 10 mesi a Fort Wayne nell’Indiana, l’esperienza più bella della mia vita. Gli americani a livello sportivo sono di un altro mondo, atleti incredibili che si allenano tutti i giorni per 3 ore, mangiano davvero pane e football.

Le selezioni sono state piuttosto dure, erano tutti più atletici e fisicati di me e il livello della mia scuola era molto alto. Dopo molti sacrifici però sono riuscito a entrare in prima squadra e a ritagliarmi i miei spazi. A fine stagione mi sono dedicato alla parte atletica, al mio rientro in Italia ero molto migliorato.

Nessuno in Italia, neanche in serie A1, guadagna dei soldi per praticare questo sport. Si gioca per passione, è una cosa bellissima, chi gioca lo fa perchè ama questo splendido sport, siamo in crescita sotto ogni profilo.

Sì, significa molto per me per la mia squadra. Senza l’aiuto dei miei coach e delle persone che mi seguono, senza la loro determinazione nel farmi crescere non sarei arrivato dove sono ora.

Perchè è un evento importantissimo per Varese e per il football italiano. C’è in ballo la nazionale italiana e quella statunitense, vedere le differenze, ma anche la voglia di confrontarsi tra ragazzi giovani è un piacere. Il nostro obiettivo è quello di dimostrare anche agli americani che il nostro movimento è in crescita; ce la possiamo giocare e anche se dovessimo perdere sarà importante farlo a testa alta.