Icardi, Pavoletti, Sogliano: «Maglie dei grandi all’asta per salvare i bimbi malati»

Il gesto della curva, nel nome di Erika Gibellini. «Il ricavato sarà consegnato alla Fondazione Ascoli. Abbiamo scritto a tutti gli ex del Varese e ai big del calcio “Fanculo il cancro”»

Oggi forse il Varese verrà promosso sul campo, o magari dovrà aspettare un’altra settimana, ma fuori non ha bisogno della matematica per sapere ciò che questa stagione ha soltanto esaltato: il suo pubblico (il cuore e l’anima del suo pubblico) è da serie A.

Così come era stata la curva Nord a trascinare centinaia di persone in piazza e a rompere il cordone ombelicale con una società “fallita” e ridotta a barzelletta d’Italia, è la curva Nord a chiudere il cerchio e sancire l’inizio di una nuova storia. Con un’iniziativa bella e struggente, coraggiosa, unica e infinita come la scia del tifo che ha trasformato tutti campetti dell’Eccellenza in campi da serie A. Una mano viene tesa a papà

Gibe, mamma Angy e alla sorellina Sofia che hanno perso la loro Erika («è insopportabile che un genitore veda morire la propria figlia a 15 anni quando esistono solo gli amici, la scuola e il divertimento a riempire le giornate e non ospedali, chemioterapie e lacrime»), e la stessa mano si allunga – attraverso la fondazione Giacomo Ascoli – a tutti i piccoli malati di tumore dell’ospedale Del Ponte che possono ancora farcela, e alle loro famiglie: dal 27 marzo la curva metterà all’asta su internet le maglie donate dai grandi ex biancorossi ma anche dai “migliori” nemici del Varese, che una volta venuti a conoscenza della gara di solidarietà sono stati i primi ad aderire.

«Ci sono le maglie di Nainggolan, Pazzini, Balotelli, Cerci, Belotti, Icardi e tanti altri – racconta Gianluca Russo, Piddu per tutti – ma toccano il cuore anche i gesti con cui Bruno Limido ci consegnerà quella in lana usata con la Juventus in Coppa dei Campioni, o quella di Sean Sogliano che al Perugia tolse uno scudetto già vinto alla Juventu. Erika ci unisce e non ci fa guardare in faccia a nessuno se non a lei e ai bimbi come lei, alle famiglie come la sua. Vogliamo aiutarli con la stessa forza che ci ha lasciato lei attraverso i fondi che ricaveremo da questa vendita on line (si parte il 27 da una base di 30 euro, chiudiamo sabato 21 maggio quando organizzeremo un grande evento allo stadio on suo nome, dalle 16 alle 24: manca solo uno sponsor), e per questo avremo all’asta anche casacche di Livorno, Verona, Como. Oltre a quelle di Dos Santos, De Luca, Pavoletti, Ebagua e tanti altri. Qui non contano i nomi, o magari i rapporti che questi nomi hanno avuto con noi della curva: ogni maglia in più che arriva, rappresenta una speranza di vita in più. Non esiste nient’altro di più grande».Piddu ha già coinvolto sia il Varese che l’associazione dei tifosi biancorossi, e sulla maglia all’asta la scritta sarà cruda e dura come il nemico che si vuole annientare: “Fanculo il cancro” (era la frase tatuata sull’avambraccio di Erika: “Fuck the Cancer”).

Tutto è iniziato quando agli ex del Varese, e da lì come un tam tam che è arrivato a tutti i grandi del calcio, è stata recapitata questa lettera-richiesta d’aiuto di Piddu e della curva: «Ciao… io e i ragazzi della Nord ti contattiamo perché abbiamo bisogno del tuo aiuto. Pochi giorni fa un caro amico nonché steward allo stadio (che di sicuro avrai incrociato molte volte anche tu prima e dopo le partite) ha perso la figlia di soli 15 anni; Erika purtroppo si è trovata a combattere la partita più dura contro una malattia bastarda che giorno dopo giorno ha portato via lei e il suo fantastico sorriso da noi, ma soprattutto lontano dai suoi genitori. Vorremmo far sì che quel suo sorriso possa risplende negli occhi di qualche altro bambino aiutando la sua famiglia e l’associazione per la ricerca contro i tumori. Avremmo bisogno della tua maglia autografata e una scritta FANCULO IL CANCRO, frase tatuata sulla pelle della piccola.

La tua maglia andrà all’asta solo a Varese e la somma sarà interamente consegnata a loro in beneficenza.

Se ti ho inviato questo messaggio è perché confido in te, ma soprattutto nel tuo cuore. Un abbraccione.

NOI ABBIAMO VARESE NEL CUORE…». Silenzio, e applausi.