«La patria ha chiamato e lui risponderà “sì”»

Una «bomba di entusiasmo» potrebbe sconvolgere Varese.

La definizione è di , firma del Corriere della Sera. Il detonatore ha il nome e il volto di Gianmarco Pozzecco, simbolo numero uno della passione biancorossa, pronto a quanto pare al ritorno a Masnago, nella nuova veste di capo-allenatore della Cimberio. La Gazzetta dello Sport ha messo nero su bianco, ieri, i rumors che in città circolano ormai da settimane. La notizia non è ufficiale, lo sarà semmai solo quando il Poz avrà concluso la cavalcata che ancora sta conducendo alla guida dell’Upea Capo d’Orlando, squadra di LegaDue Gold impegnata nei playoff di categoria (è avanti 2-0 nei quarti di finale contro Barcellona). Ma il PalaWhirlpool è già pronto a riabbracciare il grande ex, «perché la Sicilia è la sua seconda patria sportiva – afferma Vanetti -, ma se è la prima a chiamarti non puoi dire di no».

Affidarsi a uno degli eroi della Stella, dopo una stagione che ha vissuto di (pochi) alti e (troppi) bassi: scelta di cuore, ma anche di testa. «Il fisiologico ritorno a casa del Poz si caratterizzerebbe innanzitutto per l’esaltante emotività che porterebbe con sé, dato che stiamo parlando di un personaggio che ha saputo ritagliarsi un posto di primo piano nell’ampia galleria di campioni che hanno vestito la maglia di Varese, vincendo magari anche molto più di lui, se pensiamo alla grande Ignis», sottolinea Vanetti.

«Sarebbe una grande operazione di marketing, una scelta gradita al cavalier , ma anche una scommessa non troppo azzardata dal punto di vista tecnico, perché Pozzecco in Sicilia sta facendo bene, dimostrando di credere e di impegnarsi al massimo nel suo ruolo di allenatore».

«Da Capo d’Orlando a Varese cambierebbero evidentemente tante cose, a cominciare dal profilo del club. Masnago sa perdonare qualche scivolone, ma pretende anche il risultato», osserva Vanetti. Il salto dalla Legadue sembra dunque destinato ad avvenire senza passaggio in un club di fascia intermedia fra Capo d’Orlando e Varese, «passaggio utile da un lato per fare ulteriore esperienza, ma anche rischioso in vista di un eventuale futuro biancorosso, com’è stato ad esempio nel caso di , altro personaggio decisamente adatto al grande ritorno e che invece Varese ha perso, per via dell’accordo che lo tratterrà a Sassari ancora a lungo», aggiunge Vanetti.

«A Capo d’Orlando, Gianmarco ha saputo dimostrare di essere un tecnico dallo stile innovativo, non canonico», commenta , che con Gianmarco a Varese ha condiviso la gloriosa avventura dello scudetto. «Il Poz è un allenatore capace di mettere i suoi giocatori in condizione di esprimersi liberamente, senza imbrigliarli nella rigidità degli schemi. E i risultati che sta ottenendo in Sicilia finora gli hanno dato sicuramente ragione».

Varese sarebbe un grande esame, difficile quanto esaltante. «Impossibile stabilire in anticipo, a tavolino, se si creerebbe davvero la giusta chimica di squadra, però si partirebbe sicuramente da un’empatia fenomenale con il pubblico, dato che il Poz, a mio parere, contende al la palma di più amato in assoluto in città». Perché di Pozzecco tutti ricordano le qualità umane oltre che di giocatore. «Pochi hanno saputo far divertire Varese quanto lui», sottolinea Zanus, che concorda però con Vanetti su un aspetto importante quanto delicato: «Occhio però perché una piazza così prestigiosa pretende risultati all’altezza della propria tradizione, senza i quali qualunque allenatore è destinato a finire inesorabilmente sulla graticola». Anche se dovesse davvero chiamarsi Gianmarco Pozzecco.

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