«L’abbiamo fatta facile. E la serie B ci ha castigato»

Rugby - Il vicepresidente Francesco Pierantozzi dice la sua su una retrocessione che ormai è inevitabile

La stagione ormai volge al tramonto e la retrocessione per il Rugby Varese è un epilogo praticamente inevitabile. C’è dispiacere, come ovvio, ma non disperazione, perché piangersi addosso non fa parte dello stile dei biancorossi. Prima di pensare alla prossima stagione, e prima ancora alla Festa del Rugby di giugno, con il vice presidente Francesco Pierantozzi ripercorriamo quelli che possono essere stati i motivi di una resa.

«È un peccato che sia andata così, e poi perché quando le cose iniziano ad andare male è difficile trovare la forza, le energie e lo spirito per riuscire a ribaltare in altro modo ciò che ti sta cadendo addosso. Non voglio parlare di infortuni o di sfortune varie, perché fanno parte dello sport e sarebbe una cosa banale usarli come scuse. Credo invece che sia mancato un impegno maggiore a livello individuale, ma mi spiego meglio: conoscevamo le difficoltà

della categoria, sia a livello fisico che per le avversarie che avremmo incontrato, e questo sarebbe dovuto essere uno stimolo in più per combattere, per cercare di dimostrare agli avversari che noi eravamo meglio di loro. Per impegno individuale io non mi riferisco tanto al campo quanto più al comportamento fuori dal campo: non tutti hanno fatto quello che sarebbe stato necessario al di là degli allenamenti, quindi andare in palestra da soli, cercare di mangiare meglio e andare a letto prima con costanza. Sono piccoli dettagli che fanno la differenza quanto sollevare dei pesi. Dopo la prima vittoria con Novara probabilmente si è pensato che fosse come l’anno scorso, o addirittura che ci si potesse impegnare di meno. Credo che sia una responsabilità di tutti, non solo dei giocatori, ed è un grosso dispiacere».

Registrato il “mea culpa”, le linee guida per il futuro però non cambiano: «No, il futuro non cambia, anche se adesso è brutto vedere tutti questi risultati a grandi cifre. La certezza è che come sempre non verrà cambiato nulla, noi restiamo noi. Andranno rafforzati alcuni settori di squadra e società, quello sì, specialmente quelli che si dedicano alla crescita dei giocatori, perché solo così possiamo resistere. Dobbiamo creare mentalità, giocatori che abbiamo la professionalità e non il professionismo. E per professionalità intendo rispetto di sé e dei compagni, atteggiamento, sono regole non scritte ma dei messaggi chiari che dovranno passare».Prima di pensare alla Serie C che verrà, c’è una Festa del Rugby da preparare: «Per forza, è il nostro sostentamento. Vengono bambini, mamme, papà, fidanzate a fare i volontari, per il piacere di sostenere. Ed il sostegno, non dimentichiamocelo, è il secondo principio del rugby dopo l’avanzamento».