Nessuno è indispensabile A parte tifosi e società. E se arriva il finanziatore…

Ripartire da gioielli giovani e varesini futuribili. ll commento del direttore Andrea Confalonieri

Pane al pane, vino al vino. Il Varese è ineguagliabile nelle sconfitte, quando il destino spesso toglie tutto (e ancora più spesso all’improvviso), perfino la vita, ma anche nelle vittorie è diverso. Perché non punta ad asfaltare tutti (al massimo può venirgli naturale, ma non è né deve essere l’obiettivo), perché non mette i singoli o i loro record personali davanti alla squadra, perché un secondo dopo avere tagliato il traguardo, costruisce quello successivo senza indulgere in esaltazioni singole o collettive.

La rinascita era già scritta nello striscione “venduti”, nelle scritte “capitan Schettino”, o nei cori “meglio l’Eccellenza di questa dirigenza” di molti mesi precedenti alla costituzione della nuova società: senza il terreno fertile di opinione pubblica, gente e coscienza collettiva, il Varese Calcio non avrebbe ottenuto un seguito fragoroso e un successo che, fuori campo, è ben superiore a serie D o Lega Pro.
Per tutto ciò, ecco alcuni punti fermi da cui noi ripartiremmo.
1) Al Varese nessuno è indispensabile, né deve credersi tale o comportarsi come se lo fosse (morto un Papa, se ne fa un altro). Di indispensabili ci sono solo pubblico e società (quando sono unite, e il primo si identifica della seconda, il Varese è imbattibile), loro hanno fatto la differenza ancor prima che arrivassero allenatore e giocatori (peraltro così forti da poter vincere pure altrove, anche se non così).
2) Il modello biancorosso da difendere guardando al futuro, l’unicità vincente del Varese è rappresentata da Azzolin, Zazzi, Lercara, Simonetto, Bordin, Gazo, Giovio ecc: non ce ne vogliano gli altri, citiamo solo giovani o giocatori comunque futuribili, che con i loro silenzi, con la loro ritrosia, la classe o la volontà di arrivare da qualche parte con questa maglia creano radici, emulazione, identità in altri giovani come loro. Di giocatori bravi ce ne sono, di varesini (veri o acquisiti) forti no.
3) Basta squilli di trombe e passerelle trionfali: vogliamo di più. Squadra e progetto non “solo” per la D. Uomini, risorse, idee, rinforzi in società e in campo.
4) Società, vale il discorso che vale per tutti: se arriva un finanziatore forte, conosciuto, solido, appassionato, motivato, spendibile, radicato, onesto, competente legato al territorio e al progetto del ritorno in B, non solo della prossima vittoria, dirgli no sarebbe insano. Certi treni passano una volta sola nella vita… Ps: occhio invece a cordate o mini cordate.