«Per me la boxe è come una droga. Sarà impossibile vivere senza»

L’addio del campione del mondo - Giuseppe “The End” Lauri lascia la boxe, e lo fa nella sua Varese

Cinque volte campione intercontinentale, tre volte campione europeo, due volte campione italiano, e una volta mondiale. Questi sono i numeri di Giuseppe “The End” Lauri: il cattivo ragazzo della boxe varesina, che sabato, al PalaWhirlpool, dirà addio ai guantoni a modo suo.

A pensarci ho già la pelle d’oca. So che proverò tante sensazione, e negli occhi rivedrò l’intera mia carriera da pugile.

Come ho detto ne ho davvero avute tante nella mia vita. Ho vinto tutto quello che si poteva vincere… posso dirvi, però, la mia più grande delusione?

È quella di non aver mai potuto lottare per un titolo nella mia città, nella mia Varese. Avrei voluto combattere qui, a casa mia, per il titolo europeo ma, purtroppo, non mi è stata mai data questa possibilità. Peccato…

Il momento più difficile deve ancora venire…

Cioè appendere i guantoni al chiodo.

Sì, trovare il coraggio di smettere non cosa è da tutti.

Perché per me il pugilato è come una droga. L’adrenalina e le emozioni che ti riesce a dare il ring sono unici. Sono cose irripetibili e introvabili altrove.

Oggi mi troverei a salire sul ring con pugili con dieci anni in meno, e dieci volte le motivazioni che posso avere io, dopo aver vinto così tanto.

Mi trovo nella condizione di dover fare due incontri alla volta: uno sul ring e l’altro sulla bilancia. E non so quale dei due sia l’avversario peggiore da affrontare.

È un nome che porto dai tempi dei dilettanti. Me lo hanno dato perché chiudevo sempre i match prima del limite.

Lo vedo sempre nel pugilato. Già da sette, otto anni gestisco dei pugili qui in Ungheria, e conto, entro un paio d’anni, di portarli ai mondiali.