«Quel palazzetto meritava la vittoria»

Coach Caja non riesce a cacciare via l’amaro in bocca dopo il ko con Brindisi, nonostante gli applausi. «Sarebbe stata una festa perfetta per le 2000 partite in A di Varese. Ma con tutte quelle palle perse...»

Quando una sconfitta contro una squadra oggettivamente più forte è capace di lasciati l’amaro in bocca, di quelli pregnanti che nemmeno un bicchiere di aranciata zuccherata riesce a mandare via, significa soprattutto due cose: hai sperato e hai avuto ben ragione di farlo.
Varese-Brindisi è stata una questione di episodi, meritatamente andati ad appannaggio degli ospiti a causa della riserva entrata nel motore della Openjobmetis durante l’ultimo quarto. Essere arrivati a giocarselo, quell’ultimo quarto, così come poter dare un nome agli errori, è sintomo di una crescita che da alcune settimane tutti stanno toccando con mano. La strada, lo si ripeta, è quella giusta.

Il day after, amaro in bocca a parte, è il momento per ripercorrere a freddo il film della partita. Lo facciamo con un uomo che ha quasi perso la voce per quanto ha creduto di spuntarla. Quella stessa voce, un po’ più roca del solito quindi, Attilio Caja l’ha ritrovata ieri per fornirci un bigino di quanto avvenuto sul parquet: il risultato è una lunga chiacchierata che tocca anche la tecnica, gli avversari, Masnago e il futuro prossimo.

/>Il match. «Nello sport è necessario imparare ad accettare che qualcuno sia stato più bravo di te durante una gara – esordisce il coach – Certo che sul +4 nell’ultima frazione un pensierino ai due punti lo abbiamo fatto. Poi sono arrivati due minuti di blackout e contro una formazione come Brindisi li paghi: hanno vanificato lo sforzo fatto per restare in partita e per andare in vantaggio».
Con una lucidità che non conosce differenze tra il caldo e il freddo, l’allenatore pavese entra nel merito: «Il giudizio è nel complesso positivo. Abbiamo inevitabilmente subito la fisicità di Mays: nemmeno a Milano – contro Samardo Samuels – siamo stati costretti a pagare tale dazio. Questo ha condizionato il resto: una volta chiusa l’area, loro hanno iniziato a colpire da fuori. Non posso fare appunti particolari ai miei ragazzi».
Anzi, uno va fatto: le palle perse. Troppe e nei momenti decisivi:«L’unica giustificazione che posso dare è la ricerca del gioco in velocità, particolare che chiedo ai miei giocatori perché permette di mostrare una pallacanestro piacevole e godibile per il pubblico. Sul discorso palle perse, però, bisogna intenderci…».

Qui il coach parte con una disamina tecnica che vale la pena di spiegare: «Sono una questione di testa e di fondamentali. Ci sono giocatori che non se ne fanno un cruccio ed è una pessima abitudine: ogni pallone buttato via può essere un tiro, magari segnato. Altri, invece, mancano dell’impostazione: per passare la palla bisogna essere capaci di farlo e in una squadra non tutti possono o devono provarci. Quando si costruisce una casa ci vogliono gli ingegneri e gli idraulici, giusto?». Traduzione scontata: la “boccia” deve andare nelle mani giuste. È migliorabile questo aspetto? «Non in pochi mesi se alcuni atleti non si sono posti il problema di farlo, magari per anni. Noi, però, non abbandoneremo la strada della velocità: abbiamo del potenziale in tal senso».
Gli avversari. I chiodi sulla bara biancorossa, sabato sera, non li ha messi solo Denmon: ci ha pensato pure Zerini. Zerini? «Brindisi è composta di giocatori solidi e Zerini è uno di questi: entra, fa due cose buone e poi esce. Difficile opporsi quando hai davanti uno così e uomini come Pullen – che l’anno scorso giocava a Barcellona – o Turner, che ha fatto benissimo a Pesaro: non devi mai abbassare la guardia. Avrei voluto dare qualche minuto in più a Maynor, ma non mi è stato possibile: Lehto ha ancora bisogno di tempo ed esperienza per essere un valido aiuto in un match punto a punto».
Masnago e Bologna: «In un palazzetto a festa per le duemila partite in serie A, vincere avrebbe messo la ciliegina sulla torta. È il mio rammarico più grande, anche se gli spettatori alla fine ci hanno applaudito».
Manca una vittoria, una maledetta vittoria: «Non perdiamo di vista l’obbiettivo primario: la salvezza». Da rendere aritmetica contro Bologna, dopo una settimana di allenamenti intensi e non solo sul campo: «Riguarderemo i video di ciò che abbiamo fatto contro i pugliesi, sia a livello individuale, sia di squadra. Dobbiamo essere pronti: ora si riparte».