Salvare il Varese? Chiamate i cinesi

L’esempio del Pavia che gioca in Lega Pro: a 3 punti dalla B dopo avere attirato i magnati made in China. I proprietari hanno coinvolto la città, girato film allo stadio, ottenuto aperture da comune e università

Undici mesi fa aveva chiuso il girone A di Prima Divisione all’ultimissimo posto con 23 miseri punti. Oggi occupa la seconda posizione, a 3 punti dalla vetta (dove c’è il Bassano) e 3 partite ancora da giocare. Se di miracolo si tratta, c’è anche la firma di questo miracolo. Xiadong Zhu è, dal 4 luglio scorso, il numero 1 del Pavia calcio. Che ormai tutti chiamano Pavia made in China. È lui l’artefice della rinascita del club fondato nel 1911 (e che non vede la serie B da oltre 60 anni), ed è lui ad avere aperto al mondo del calcio italiano una strada che molti altri seguiranno. E non è certo un caso se anche il Milan dovesse avere a breve gli occhi a mandorla.

Ma Zhu, che guida insieme a Qiangming Wang una società controllata dal fondo Pingj Shanghai Investments, non ha avuto solo il merito di ridare entusiasmo a una piazza calcisticamente delusa e ormai disillusa. I suoi soldi, e soprattutto le sue idee, hanno portato un’aria nuova e salutare a tutta la città. Anche perché il calcio è stato solo il primo tassello di un mosaico molto più grande. «Attraverso il calcio voglio far conoscere Pavia ai cinesi. È una città bellissima, ormai mi sento anch’io un po’ pavese. Vogliamo portare il Pavia calcio in serie B e 100 mila turisti cinesi a Pavia e nella sua provincia».