The End? No, per Varese non è finita qui

Omaggio al campione e alla boxe - L’addio di Beppe Lauri, ma la stella di Iuliano Gallo nasce all’orizzonte

Quante cose avremmo da dire su sabato sera. A partire dalla commozione di tutto il PalaWhirlpool per l’addio del campione del mondo GBC di pugilato Giuseppe “The End” Lauri. A partire dai suoi occhi lucidi, e da quelli di suo padre, il maestro Augusto Fernando Lauri. Straordinario durante tutti gli incontri (9) dei suoi ragazzi a far su e giù da quelle scalette che portano sul ring, come se non fosse nulla, come se la sua testa non avesse alcun capello bianco.

La forza della boxe è anche questa: ti sa dare quell’energia che non potresti mai avere altrimenti. E quando tutto sembra finito, lì, dietro quelle 4 corde, dietro quei 4 angoli nasce di nuovo qualcosa. Già, perché quando il maestro Lauri è venuto in redazione, per un’intervista, un paio di giorni prima dell’evento di cui stiamo parlando, non aveva la faccia triste o abbattuta. È vero, un campione dice addio, ma la sua testa era già rivolta a chi gli seguirà: al giovane Iuliano Gallo (nella seconda foto dall’alto a destra, in posa davanti alla sua gente e al ring). «Questo ragazzo è piccolo, ma non badate alle apparenze, sa tirare i pugni come pochi», ci aveva detto. E lui non è tipo da complimenti.

Iuliano Gallo, anzi Iulio (come lo chiama la sua gente) su quel ring ci è salito sabato. E in quel momento la gente, seduta sui seggiolini, si è alzata in piedi e si è diretta a bordo ring. Perché quel ragazzino, dalla faccia pulita come quella di un pupino, è un vero e proprio portento, una vera e propria forza della natura. Inafferrabile nelle sue mille finte: nessun pugno lo può colpire, è più imprendibile di Bip Bip e i suoi avversari sembrano dei goffi Willy il Coyote. Ha una velocità pazzesca, se parte con una sequenza di pugni fai fatica a contarli già dal secondo: ne vedi 1 su 3, ma sai che sono andati a segno. E ad ogni colpo lo senti soffiare: come se in quel corpo fatto di nervi e muscoli, avesse una turbina. La gente grida per lui «Iulio, Iulio», e usa i seggiolini del palazzetto come fossero dei tamburi a scandire il tempo che manca al suo avversario per scendere da quel ring, diventato dannato, perché sta maledicendo già al primo secondo, della prima ripresa, di essersi trovato davanti quel piccolo demonio. Giuseppe Lauri, a bordo ring (anche se era lì in veste di allenatore del pugile ungherese avversario), lo guardava, e chissà a cosa stava pensando? Perché in una giornata, come quella del suo addio, forse (e diciamo forse, perché la storia è ancora tutta da scrivere) il campione ha trovato il suo nuovo erede (pesi diversi, stili di combattimento diversi, si intende) al trono: Iulio (Cesare) Gallo: il piccolo imperatore di Varese.