Vavassori resta in bilico. Tutti quanti lo vorrebbero ma con un’anima varesina

Calcio: il futuro del Varese - Risorse, uomini e quote

Oggi Pietro Vavassori tornerà dall’estero e sapremo qualcosa in più sul suo ingresso al Varese come finanziatore, che resta in bilico. In cambio di un importante sostegno economico (tra i 150 e i 200mila euro che potrebbero crescere nel caso ce ne fosse bisogno a stagione in corso), il patron dell’Italsempione ha chiesto l’inserimento nell’area tecnica del suo uomo di fiducia Raffaele Ferrara con un ruolo di comando. Se i tre soci fondatori biancorossi – che detengono ognuno il 33% delle quote –

hanno accettato questa condizione, non sono (perlomeno non tutti) disposti a cedere su un secondo punto – emerso domenica scorsa in una riunione ristretta con lo stesso Ferrara – di un accordo che non è ancora concluso, se mai lo sarà. E il punto riguarda la squadra di cui Ferrara ha fiducia e che vorrebbe accanto a sé al Varese, squadra composta da team manager, segretario e capo scouting.
Da una parte si può capire la richiesta di Ferrara (per vincere la D mi fido ciecamente della mia squadra e se mi chiamate per vincerla, dovete fidarvi), ma dall’altra – giustamente – il Varese si chiede se il sacrificio in termini di risorse umane valga totalmente il prezzo dell’accordo, soprattutto se le risorse in questione sono varesine, competenti e fedeli alla maglia. Scrivere tutto ciò non significa fare saltare l’accordo, cosa di cui siamo stati accusati ieri, ma raccontare la pura verità e un legittimo dubbio presente sia in società che nell’ambiente.
Tutti vorrebbero Vavassori al Varese (noi in primis, e pure da anni, poiché possiede carisma, capacità e possibilità per riportarlo in serie B), ma proprio per questo non possiamo nasconderci: se il patron acquistasse la maggioranza delle quote, sarebbe automatico l’inserimento in tutti i ruoli chiave degli uomini di sua fiducia (chi paga, comanda), ma se il suo aiuto si profila sotto forma di sponsorizzazione, robusta e forse indispensabile, qualcuno potrebbe sempre obiettare: perché squadra, allenatore e tutte le persone dell’entourage vengono cambiate da chi non ha un ruolo e nemmeno un’azione del club?
Sostenere che i varesini al Varese, in 106 anni di storia tranne un ultimo e drammatico caso, hanno sempre ottenuto qualcosa in più (parliamo di giocatori e dirigenti, non della proprietà, spesso illuminata anche se proveniente da fuori), è doveroso, legittimo, insindacabile. Ritenere che il rapporto tra persone che si stimano e si stanno iniziando a conoscere (Vavassori e gli attuali dirigenti) debba iniziare un passo alla volta, senza alcuna possibile prevaricazione dell’uno o degli altri, è altrettanto corretto. Se c’è qualche perplessità, meglio esporla e risolverla, o no?
Detto ciò, forza Vavassori – qualunque sia la sua decisione – e forza Varese (le risorse economiche per la serie D potrebbero eventualmente arrivare anche da altri? A questa domanda non sappiamo rispondere, e forse qui sta il vero problema).