«Volevo dire addio dopo il Mondiale. Quel fischio assurdo ci ha tolto tutto»

Chicca Macchi e la delusione europea: «Meritavamo di più. Ma il movimento italiano ora ha un futuro»

Laura “Chicca” Macchi ha trascorso una settimana intensa, difficile, che sicuramente immaginava diversa. Un sogno europeo terminato in frantumi, e con esso anche una mandibola. Chicca era una delle punte di diamante della nazionale di coach Andrea Capobianco agli Europei femminili in Repubblica Ceca ma, durante la seconda partita, un contatto durissimo con la turca Hollingsworth l’ha estromessa dalla competizione con una diagnosi che ha lasciato poco scampo: frattura alla mandibola e operazione immediata.

Al danno si è aggiunta anche la beffa, l’eliminazione delle azzurre ai quarti contro il Belgio e l’addio ai Mondiali, a causa di un fischio “criminale” negli ultimi secondi di gara contro la Lettonia. Ora sono giorni di riposo e di riflessione per la straordinaria atleta varesina, che si confida così ai nostri taccuini.

Diciamo in ripresa, a fasi alterne sto bene e in altre sento dolore. Per fortuna sono più le volte in cui mi sento meglio. Durante l’operazione al Galeazzi di Milano mi è stata inserita una placca in titanio che dovrò tenere per sei mesi. Poi al termine dei sei mesi potrò decidere se toglierla o tenerla, ma queste sono decisioni che prenderò più avanti. Dovrò prima fare un piccolo esame di coscienza su ciò che voglio fare in futuro. Per adesso sto cercando di concentrarmi sulla guarigione, perché è trascorsa solo una settimana e già sembra un mese. Sento la necessità di rallentare un secondo e di pensarci il meno possibile. Sono a Varese, con la mia famiglia, e non c’è miglior modo di rilassarsi se non stando a casa. Sempre in tema Varese, Andrea Meneghin è uno di quelli che mi ha scritto di più in questi giorni difficili.

Nel momento in cui mi sono fatta male ho sperato che le ragazze proseguissero il cammino, andando più avanti possibile per centrare la qualificazione al Mondiale dell’anno prossimo. Avrei avuto il tempo per recuperare e parteciparvi, avrei chiuso lì probabilmente. Nel momento in cui la qualificazione è sfumata ho preso questa decisione che penso sia la più razionale: non voglio prendere in giro nessuno e tantomeno me stessa. A novembre partono le prossime qualificazioni europee,

per gli europei che saranno tra due anni; eventuali Olimpiadi saranno tra tre anni e in questo momento non me la sento di fare progetti a lungo termine. Ho pensato fosse la scelta migliore. Io adesso ho però voglia di ricominciare, ho un contratto per l’anno prossimo a Schio: ho preso una mazzata psicologica non indifferente e sono abbastanza spaventata per quanto riguarda il futuro, ma ora cercherò di staccare la spina e non pensarci per un po’. Ne riparliamo tra un mesetto.

Ero molto ottimista sulle possibilità di questa squadra, adesso ho il rimpianto di sapere cosa sarebbe potuto accadere. Mi sono accorta fin da subito che ci fosse qualcosa di più serio e costruttivo rispetto agli ultimi anni, perché ci sono un sacco di buone giocatrici, giovani su cui si deve puntare d’ora in poi. Ci sono le basi per poter programmare una Olimpiade e prima ancora, nel 2019, un europeo da protagonisti. In questi due anni sarà fondamentale lavorare il più possibile su tutte le giovani. Viste da fuori le ultime partite, ho pensato che c’è abbastanza talento per essere coperti per i prossimi dieci anni, dopo gli anni bui in cui non sembrava uscire nulla di buono.

In molti si sono accorti solo ora di lei anche per l’enorme impatto mediatico che ha avuto. Io però la vedo lavorare da tre anni tutti i giorni a Schio, dove siamo compagne di squadra. È cresciuta tantissimo grazie al lavoro, è riuscita a migliorare lavorando oltre il suo talento di base, che è enorme. Non è così solo perché ha lavorato in questi tre anni, è così perché il Signore le ha dato un talento smisurato.

È stato un fischio assurdo, io ero in tribuna e sono scattata in piedi, sarei entrata in campo per la rabbia. Un gesto eclatante, che ci ha tolto la possibilità di giocarcela fino in fondo. Quel fischio ci è entrato nelle gambe, ci ha fatto male. La pallacanestro è fatta di episodi ma se a condizionare l’esito di una partita è un arbitro, non va bene. Però questo servirà da stimolo a tutte le ragazze per lavorare il triplo ed arrivare al prossimo appuntamento con la voglia di riprendersi ciò che è stato tolto ingiustamente.