Crisi/ Monti promette ‘compiti a casa’:Ma discutiamo del ciclo

Strasburgo, 24 nov. (TMNews) – L’Italia “farà i compiti a casa”, intende raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, ma non rinuncia a porre i suoi temi nell’agenda europea, a cominciare dall’aggiustamento delle politiche dovuto al ciclo economico negativo, con l’accento posto con forza sulla necessità di agire sulla crescita. Mario Monti riporta il governo italiano al tavolo dei grandi europei, e lo fa senza alcun timore reverenziale. Accolto a Strasburgo dalla “fiducia” di Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, che riconoscono nell’Italia la terza economia dell’eurozona, e come tale titolata a “discutere di tutti i problemi”.

E Monti non si sottrae. Certo, gli obiettivi “ambiziosi” assegnati all’Italia “non sono in discussione”, sicuramente l’Italia non abbandonerà l’impegno a raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, ma al tempo stesso il “contributo” che il nuovo premier porta alla discussione comunitaria affronta ogni tema: la necessità di convergere verso una “solida unione fiscale”, l’applicazione – a quel punto – di sanzioni automatiche che “non guardino in faccia nessuno”, gli eurobond che in quel contesto possono essere strumento utile, e infine la possibilità che si tenga conto del ciclo economico negativo.

Soprattutto, sarebbe stato il ragionamento del Professore, agendo sul denominatore più che sul numeratore, sull’aumento del Pil ancor più che sulla riduzione del valore di deficit e debito. Un ragionamento che Monti chiede di applicare all’intera area euro, e che non comporta – avrebbe sottolineato – alcun rallentamento dell’incisività delle misure di consolidamento. Tuttavia, solo agendo sulla crescita – dirà anche in conferenza stampa – il rigore potrà essere “sostenibile”. Ma la ricetta di Monti non passa per lo scomputo delle spese degli investimenti dal patto di stabilità, come pure qualcuno aveva ipotizzato nei giorni scorsi: anzi, serve una crescita “non inflazionistica e non alimentata dal disavanzo” che “dia la garanzia di una tenuta nel tempo dei migliori equilibri di bilancio”.

Obiettivo che si può raggiungere solo con quelle “riforme strutturali” che Monti ha promesso anche ai partner europei, illustrandone, più che i contenuti, il “percorso” e “la tempistica e il modo attraverso cui, associando le parti politiche e sociali, intendiamo muoverci”. Un menù che ha comunque lasciato “impressionati” Merkel e Sarkozy, ma del quale il Professore non fornisce dettagli alla stampa.

Ma mentre l’Italia fa “i compiti a casa”, non rinuncia a partecipare con un ruolo da protagonista al ridisegno della governance europea. Anche se di risultati il vertice a tre di Strasburgo non ne produce. Restano infatti le distanze tra Francia e Germania sul ruolo della Bce, di cui alla fine anche Sarkozy dovrà ribadire “l’indipendenza”, e restano le distanze sugli eurobond. In mezzo Monti e l’Italia, nel ruolo di ‘pontiere’, di colui che può “bridge the gap” e che soprattutto punta a ricondurre tutta la discussione all’interno delle sedi istituzionali: Consiglio Europeo e Eurogruppo. Anche per questo nell’annunciare il replay del trilaterale che si terrà a breve a Roma, Monti ribadisce che il metodo comunitario resta quello valido, e che i risultati del vertice andranno “a beneficio” di tutta l’Unione.

Sarkozy annuncia dunque modifiche ai trattati, con i tempi lunghi che ne conseguono, che non toccheranno comunque ‘l’Eurotower. Piuttosto, l’obiettivo è una “solida unione fiscale”, presupposto indispensabile, spiega Monti, “se vogliamo dare stabilità radicale all’Eurozona” e nuove regole con “meccanismi automatici per la loro sicura applicazione”. E “in questo contesto anche gli stability bonds potrebbero dare un contributo significativo”. Posizione che non convince comunque ancora la Germania.

Alla Merkel Monti offre però il suo appoggio a meccanismi automatici di sanzioni nel momento in cui saranno stabilite le nuove regole. Una posizione, quella dell’ex commissario Ue, che non sconta peccati originali, quelli di cui si sono macchiati anche Francia e Germania, con la “complicità” del governo Berlusconi, quando nel 2003 si sorvolò allegramente sugli sforamenti del patto da parte dei due big dell’eurozona. Un ‘peccato’ che Monti non esita a ricordare ai suoi interlocutori e anche ai suoi predecessori Berlusconi e Tremonti,

all’epoca presidente di turno della Ue e presidente dell’Ecofin: “E’ stato un grosso errore, io mi battei da commissario per evitarlo, ora quell’errore è riconosciuto da tutti”. Per questo è Monti che ora può fare il ‘primo della classe’: “Sono pienamente d’accordo che una volta definite regole che abbiano un buon senso economico siano applicate senza guardare in faccia a paesi grandi o piccoli, fondatori o nuovi arrivati, e con la maggiore automaticità possibile per evitare discussioni politiche”.

Rea

© riproduzione riservata