Bollino rosso. Tutte le code dei varesini

Pedemontana era stata attesa come la panacea di tutti i problemi di traffico del Varesotto. Il flop dell’opera, invece, non ha cambiato le cose. Ecco il nostro viaggio nei punti più critici della provincia

Pedemontana sempre più a rischio flop. E gli automobilisti della provincia di Varese continuano a rimanere in coda.

Il faraonico progetto della Pedemontana, l’arteria stradale doveva essere la “panacea” dei principali mali del trasporto su gomma del nostro territorio: attesa per cinquant’anni, si era materializzata all’inizio del 2015, con l’inaugurazione della tratta A del tronco principale, tra Cassano Magnago e Lomazzo, e delle due tangenziali di Varese e Como.

Erano in particolare tre i nodi critici della viabilità provinciale che avrebbero dovuto sbloccarsi grazie alla grande opera. Il primo è l’Autostrada dei Laghi, perennemente bloccata negli orari di punta del mattino (in direzione sud) e della sera (in direzione nord) nel tratto compreso tra Busto Arsizio e Legnano, una croce per i pendolari dell’auto verso Milano che si trasforma spesso in vero incubo quando si verificano degli incidenti: la realizzazione di un “bypass” di collegamento tra le autostrade A8 e A9 avrebbe infatti dovuto sgravare il tratto più

critico della Varese-Milano, creando anche un’alternativa e una “via di fuga” per i pendolari della provincia di Varese. Gli altri due nodi critici erano invece attorno alla Tangenziale di Varese. Il più immediato, la colonna infinita di automobili, tra cui molti frontalieri, che intasa da sempre, negli orari di punta del mattino e della sera, la strada provinciale 57 tra lo svincolo della A8 di Gazzada e l’imbocco della tratta già esistente della tangenziale, all’altezza del ponte di Vedano: la nuova Tangenziale corre praticamente parallela alla Sp57 ed è l’alternativa naturale.

Ma nelle premesse della vigilia c’era anche un terzo obiettivo strategico fondamentale, quello di sgravare il traffico che insiste sul raccordo autostradale Gazzada-Varese e che contribuisce a formare le interminabili code in ingresso a Varese, all’altezza del semaforo di largo Flaiano: la nuova Tangenziale avrebbe dovuto rappresentare una valida alternativa per l’accesso a Varese dalla zona dell’Iper, in fondo a viale Belforte. È quasi superfluo far notare come tutti e tre questi “sogni” degli automobilisti varesini si siano infranti contro un’autostrada che fin da subito è apparsa scarsissimamente popolare. È soprattutto un pedaggio tra i più cari d’Italia (21 centesimi di media al chilometro) ad aver allontanato gli utenti dalla Pedemontana, senza contare il fatto che il tronco principale dell’autostrada, la cosiddetta Busto-Dalmine, ad oggi si conclude a Lentate sul Seveso, in piena Brianza, offrendo scarsissimi vantaggi a chi la utilizzerebbe come alternativa alla trafficatissima A4 in direzione Bergamo.

Così, le code a cui gli automobilisti erano abituati prima dell’inaugurazione di Pedemontana sono rimaste in gran parte intatte al loro posto. L’Autolaghi continua ad essere quasi quotidianamente bloccata tra Busto e Legnano, la Sp57 continua ad essere un’unica lunga colonna e l’uscita dell’autostrada di Varese rimane un terno al lotto ogni volta che si prova ad affrontare il raccordo, tanto più che le istituzioni si sono “accorte” solo da poche settimane di cambiare la cartellonistica in autostrada, segnalando l’uscita di Gazzada come “Varese est” per incentivare l’utilizzo della nuova Tangenziale come alternativa al raccordo per il centro città.

Ma non sono solo questi i punti critici della viabilità provinciale che sono rimasti critici nonostante il miliardo di euro e rotti di soldi in gran parte pubblici (già “bruciati” 800 milioni della provvista messa dallo Stato) che finora sono stati spesi per le tratte inaugurate. E viene il sospetto che distribuendo meglio i denari pubblici si sarebbe potuto rivedere in modo decisamente più efficace e funzionale l’intera viabilità provinciale attorno a Pedemontana. Sono almeno una dozzina, inclusi i tre già citati, gli snodi da incubo che la mega-infrastruttura non ha per niente risolto. Attorno alla Tangenziale ci sono le uscite autostradali di Gazzada e Azzate-Buguggiate, perennemente ingorgate negli orari di punta, e rimaste identiche come sono sempre state nonostante la nuova infrastruttura, me c’è anche la strada provinciale per il Gaggiolo, un serpentone quotidiano di frontalieri verso la dogana, che ormai non sperano neanche più nel mitologico secondo lotto della Tangenziale che dovrebbe portare le due corsie per senso di marcia fino al valico di frontiera. Attorno al tronco principale della Pedemontana ci sono le code quasi “fisse” della Sp20 da Cassano a Busto, con le automobili che viaggiano a passo d’uomo lambendo il carcere, quelle della Sp2 tra lo svincolo autostradale e Busto Arsizio, con la via Busto-Fagnano ancora ad una sola corsia per senso di marcia, e quelle della Sp527 in uscita da Castellanza verso Busto Arsizio, causate dalla presenza di semafori incredibilmente inamovibili sul confine tra Castellanza e Legnano. E ancora, gli ingorghi della Sp21 all’altezza di Gorla Minore e quelli della Sp33 tra Cislago e Lomazzo, tutti effetti collaterali dello scarso appeal di Pedemontana tra gli automobilisti che si spostano tra le province di Como e di Varese.