Il Buon Gesù si racconta. E chiede aiuto ai cittadini

L’idea della parrocchia: una mostra sulla storia del rione durante Buongestate

Il suo nome profuma di storia antica. Antica eppur così affascinante anche ai giorni nostri. Il rione Buon Gesù di Olgiate Olona, negli anni, ha ingrandito progressivamente il suo scrigno di vita vissuta e di ricordi. A partire dal nome che ricevette in omaggio a un crocifisso situato nell’antica chiesetta e oggi custodito nella parrocchia di san Giuseppe.

Ora quell’ampio fascio di memoria scolpito nel cuore dei cittadini olgiatesi, e in particolare da chi vi risiede, aspira a farsi conoscenza e a offrirsi all’ammirazione come si conviene.

La comunità parrocchiale sta infatti pensando di organizzare un’apposita mostra e ha già ordinato le idee anche sull’arco temporale in cui allestirla, ovvero durante il tradizionale appuntamento con il “Buongestate”.

Gli organizzatori puntano ad allestire un vero e proprio spazio museale e documentaristico ove poter far apprezzare in tutta la loro portata storica e culturale le tradizioni ricamate dal rione attraverso fotografie, carteggi, immagini suggestive. Un lavoro rivolto a tutti che, anche proprio per questo, richiede il contributo di tutti.

«Se volete collaborare- scrivono infatti dalla comunità parrocchiale – portate in parrocchia fotografie che riprendono vie, case, persone del vecchio rione, articoli, libri o documenti».

Insomma, tutto ciò che possa dare immagine concreta e viva della vastità della storia e dei personaggi che hanno caratterizzato questo fiero rione, gioiellino di laboriosità e orgoglio incastonato tra Olgiate Olona, Castellanza e Busto Arsizio.

E così tutto un ampio patrimonio che può a ben diritto qualificarsi come non soltanto olgiatese ma di tutta la Valle potrà ritornare a farsi ricordo in chi lo osserverà: dall’oratorio di san Giuseppe che fu costruito a partire dal 1708 alla creatività e passione dei sacerdoti Bellotti, don Giuseppe Antonio che lo caldeggiò fortemente e don Biagio che contribuì a dargli grande splendore con la sua poliedrica figura di architetto, appassionato di musica e poesia.

Fino ad arrivare ai tempi il cui respiro ci è più vicino con la costruzione della nuova chiesa negli anni quaranta la cui prima pietra fu posta da don Giuseppe Galimberti.