«No al verde padano e alla parola “nord”? Mi spiace ma questa non è più Pontida»

Forti critiche da parte di Marco Reguzzoni, storico ex delfino del Senatùr “censurato”: «Una cosa mai successa»

«Questa non è più Pontida». La censura ad provoca l’immediata reazione dell’ex “delfino” del Senatùr, , che ormai ha lasciato la Lega Nord, in cui aveva subito il declassamento da militante a sostenitore nella sezione di Busto Arsizio, per fondare insieme a il movimento Grande Nord, che potrebbe diventare l’approdo naturale per Bossi, se davvero lascerà il Carroccio. Reguzzoni, già capogruppo a Montecitorio prima della stagione delle “scope”, commenta così Pontida 2017: «Dal palco è sparita la parola Nord, negano il microfono a Bossi e Salvini ha detto che la prima cosa che farà al governo è abolire le leggi anti-fascismo, come se fosse questa la priorità del Paese. Questa non è più Pontida, simbolo storico di lotta per la libertà, ma è solo propaganda personale. La speranza di migliorare il nostro Paese oggi si chiama Grande Nord».

Già quando erano circolate le prime immagini del palco colorato di blu invece che del tradizionale verde “padano” e senza alcun riferimento al Nord, sostituito dall’hashtag #forzalega e dal simbolo “Salvini premier”, molti storici bossiani avevano sollevato critiche feroci. Ma la parola negata a Bossi, mai successo nella storia del Carroccio a Pontida, è per Reguzzoni & C. la conferma che nella nuova Lega “salviniana” qualcosa è cambiato: «La voglia di autonomia e riscatto del Nord non si può cancellare – dice Reguzzoni – ed è per questo che Grande Nord dà appuntamento a tutti il 7 ottobre all’Hotel dei Cavalieri per gli Stati Generali del Nord per dar vita, al di là delle appartenenze partitiche, ad un movimento che tuteli come un sindacato gli interessi del Nord e raccolga il testimone della battaglia contro il centralismo e contro i partiti».

Del resto Grande Nord da tempo fa il “filo” a Bossi: «Uscirà o no? Può essere importante ma non fondamentale – sostiene Roberto Bernardelli – Il fatto è che Salvini ha spostato il baricentro dell’azione politica dalle ragioni del Nord a sé stesso, sognando un’incoronazione a leader del centrodestra grazie alla sua discesa al Sud con scarsi risultati». Grande Nord conferma anche che correrà alle regionali e alle politiche con il proprio simbolo e un proprio candidato.