Addio all’euro? Significa mettere il Paese alla fame

M5s e Lega si sfidano per guadagnarsi la palma del migliore nella crociata contro l’euro. Si rendono conto di quale sarebbero le conseguenze per gli italiani se ci fosse il ritorno alla lira? Non li sfiora l’idea che precipiteremmo nella catastrofe, con stipendi e pensioni da fame? Gli italiani comprendono, e condividono, la protesta. Ma capiscono quando li si prende in giro. E se sono stufi della politica inconcludente, degli scandali e della corruzione, sono altrettanto stufi di una reazione che invece di curare il male, lo rende più acuto.

Paolo di Benedetto

Grillo mette a segno un punto a suo favore quando dice: noi siamo gli unici fuori dagli scandali, siamo geneticamente diversi mentre la Lega “…è stata otto anni al governo, ha partecipato alla spartizione di soldi pubblici, e finanziato con 32 milioni di euro i campi nomadi”. Ne mette un secondo quando aggiunge che “…la Lega non è il piano B, il piano B siamo noi”. Ma Grillo scorda di proseguire ricordando che gl’italiani avevano affidato a lui e al Movimento 5 Stelle una cambiale in bianco poi non onorata: ecco il sostegno di milioni di voti,

fanne l’uso più opportuno. Non è stato fatto. Grillo si è astenuto dal responsabilizzarsisi istituzionalmente, ha rifiutato di partecipare (condizionandolo) a qualunque governo e processo riformistico, allontanato l’idea d’associarsi alla rifondazione del paese. Provvisto dei numeri, si è dimostrato sprovvisto della cifra politica necessaria a utilizzarli al meglio. Salvini sfrutta la ricaduta d’una tale sprovvedutezza: cavalca il peggio, riuscendo a far scordare ai suoi sostenitori che se oggi è tale, lo si deve anche (soprattutto) al periodo in cui Bossi ha regnato con Berlusconi.

Max Lodi