Con gli ultimi scavi a Castelseprio si riscrive la storia dell’antico borgo

Lunedì scorso all’Università Cattolica il convegno su uno dei tesori varesini

Si è svolto lunedì scorso all’Università Cattolica del Sacro Cuore il Convegno di Studi “1287 e dintorni – Ricerche su Castelseprio a 730 anni dalla distruzione”, patrocinato dall’Assessorato alla Cultura della Regione Lombardia nell’anno della Cultura: una giornata di immensa ricchezza argomentativa e di grandi novità rese pubbliche per la prima volta e a cui hanno presenziato la consigliera delegata alla Cultura della Provincia di Varese e l’assessore alla Cultura di Castelseprio , oltre a molti storici e appassionati del territorio varesino.

Fra le illustri voci in campo quella del professor (Università Cattolica di Milano), fra i massimi studiosi contemporanei del medioevo varesino, che ha tracciato un quadro inedito del contado afferente a Castrum Sibrium dalla costituzione del comitato alla metà del X secolo e ricostruendone le fasi nella formazione delle famiglie che ne hanno continuato la discendenza.

Lucioni ha delineato un albero molto dettagliato dove il Seprio, fortificazione tardoantica divenuta crocevia di un ampio distretto territoriale in epoca bizantina prima e longobarda poi, prende vita come comitato (uno dei primi in tutto il territorio italiano) con Nantelmo, figlio del piacentino Rostanno, conte del Seprio dal 950 al 963, in piena età carolingia: il titolo passa ai discendenti del fratello Rodolfo, da cui la stirpe che probabilmente fondò nel XIII secolo il contado piacentino dei Bardi.

Una giornata di lavori altamente tecnica, partita dall’inquadratura generale della politica italiana del tempo della distruzione del 1287 ad opera dell’arcivescovo milanese e inserita in un gioco nazionale molto complesso in un periodo in cui le reti guelfe e ghibelline entravano in piena crisi d’identità e dove Castelseprio entra nelle mire persino della Castiglia di Alfonso X grazie all’alleanza con Guglielmo VII del Monferrato, signore di Milano fino all’82 e vicario del “Sabio” per tutta la Lombardia.

Di grande importanza è stata la presentazione dei lavori di scavo del 2016 ad opera degli archeologi dell’Università Cattolica in relazione alla cosiddetta “casa medievale trapezoidale”, per la quale è stata ipotizzata una prima struttura di epoca tardoantica (VI secolo): l’abitazione ha restituito molti reperti del primo periodo longobardo e anche relativi alle ultime fasi di vita del Seprio.

Dalle armi dell’epoca ai manufatti in metallo, vetro, ceramica arrivando alle monete: una serie di scoperte affascinanti messe in relazione con le campagne di scavi precedenti che hanno trovato il loro culmine nella nuova mappatura del borgo fuori dal Castrum, fotografato ai raggi infrarossi con l’ausilio dei droni.

Una lettura in profondità del terreno che ha restituito un’immagine molto più ampia, al di sotto dell’attuale boscaglia, del perimetro anticamente abitato raggiungendo anche Santa Maria Foris Portas, che fino ad oggi era sempre stata considerata realtà isolata.