Due nuovi comici antieroi. E una Napoli-Gotham City

“I Peggiori” è la commedia di Vincenzo Alfieri che si divide tra l’irriverenza alla Deadpool e le ombre crime

Secondo appuntamento alla scoperta del mestiere del cinematografo. Questo mese analizzeremo il film, I Peggiori, opera prima di , con
, lo stesso Vincenzo Alfieri, , , , e per la prima volta sulla schermo, .

Si tratta di una commedia con forti dosi di action e crime, ispirata a film d’oltre oceano come Kick Ass e Deadpool. Proprio come in queste storie i protagonisti sono due antieroi, in controtendenza e poco “super.”

La città protagonista è Napoli, metropolitana, suburbana, lontana dagli stereotipi di “pizza e mandolino”. Una Partenope più Gotham City che Posillipo, antitetica a Gomorra e più simile alla Bangkok di “Una notte da leoni 2”.

I protagonisti del film sono due fratelli romani Massimo (Lino Guanciale) e Fabrizio (Vicenzo Alfieri) trapiantati a Napoli, pronti a tutti per cercare di garantire un futuro migliore alla loro sorella tredicenne Chiara (Sara Tancredi), napoletana di nascita e di lingua. Il film è stato girato interamente a Napoli in cinque settimane con varie macchine da presa, principalmente con due Arri Alexa XT, una Black Magic 4K, due Gopro 5, una Sony Alpha 7s e un Iphone 6. Le ottiche Cook s4 (anche se ormai un po’ datate, sono ancora morbide e luminose) hanno equipaggiato la maggior parte di queste camere.

Il divertimento immediato, il gioco dei dialetti che si confondono tra di loro creando un’armonia polifonica con diverse sfumature, diventano la metafora e l’incipit per il gioco di colori, luci e ombre pianificato per questo film.

La sua forte connotazione pop e il desiderio di restituire una città diversa dal solito, ha portato a costruire una tavolozza cromatica molto accesa. Le dominanti sono i colori saturi, forti, decisi. Il giallo puro, ripulito dalle dominanti arancio tipiche dei lampioni, contrasta al lilla delle insegne al neon che a sua volta convive con l’azzurro “carta da zucchero”. Questo gioco di riflessioni e sfumature crea una dimensione totalmente personale agli ambienti.

Una delle scene più divertenti del film è “Il negozio cinese”. Qui Lino Guanciale duella verbalmente con la commessa asiatica Liyu Jin, dando vita a una serie di sketch comici e assolutamente esilaranti. Il negozio doveva essere un mondo a parte, una sorta di luogo iniziatico alla missione degli eroi. Per renderlo in questa maniera, collaborando con la scenografia, è stato costruito un recinto di luci di scena per delimitare il ring dei due attori.

L’illuminazione che è stata utilizzata per la produzione è tutta al tungsteno sotto “dimmer di potenza”, i controluce invece sono due proiettori da 1 kw “De Sisti” a lente Fresel con gelatina colore Lilla. Sugli sfondi sono stati inseriti, dall’alto a pioggia, vari proiettori 650 w muniti di un particolare cono d’acciaio per stringere il fascio di protezione, su questi 650 w dedicati agli sfondi è stata posta una gelatina azzurra.

Il contrasto cromatico è dedicato esclusivamente agli sfondi e ai controluce, mentre per gli incarnati (i volti degli attori) la produzione ha scelto di puntare tutto sul’utilizzo di una luce naturale, leggermente più calda e morbida. Per farlo sono stati usati solo proiettori a luce al neon 3.200 gradi Kelvin, impostando la temperatura colore della macchina da presa a 4.000 gradi K.

Un’altra scena molto articolata del film è il duello tra gli eroi e le forze dell’ordine in un istituto bancario. La scena è di notte, tra i grattacieli del “centro direzionale” di Napoli. Abbiamo deciso di dare un’uniformità cromatica scegliendo solo il blu, il freddo blu della notte, e i neon dei panelli pubblicitari. L’istituto ha come tetto un’enorme vetrata a scacchiera, attraverso questa, un raggio di luce a 5600 gradi K (fredda) di un 4 Kw Arri serie M su una piccola piattaforma aerea, entrava in controluce.

Grazie alle particelle create dalla macchina del fumo, si è creato un effetto di fasci di luce molto bene definito e stagliato in contrasto con le pareti di fondo, tenute in sottotono e blandamente schiarite da un solo neon (a luce calda). Usando queste tecniche, la scena è diventata molto più aggressiva e gli attori danzavano/lottavano tra questi elementi di luce e ombra regalando dinamismo e vigore.