Si scrive Record Store Day, si legge occasione mancata: «L’Italia impari dall’estero»

Evento mondiale - I nostri guru: «Perché non pubblicizzarlo?»

Il Record Store Day? Un successo «nonostante…il Record Store Day». Parola di , titolare del Record Runners di via Albuzzi, e di , titolare di Varese Dischi in galleria Manzoni. Lo scorso sabato il mondo (inteso proprio nel senso di pianeta Terra) ha celebrato la giornata dedicata ai negozi di dischi presenti sul globo. Un evento che «all’estero funziona perfettamente – spiega Gritti – e che in Italia, invece, resta relegato in una nicchia per appassionati». Eppure l’evento è spettacolare: major e etichette indipendenti mettono su piazza tesori musicali (vinili in particolare) ripescati dal passato, edizioni limitate, in alcuni casi limitatissime a quelle singole 24 ore, o inediti in veste particolare di esordienti o talenti del momento. Insomma, in poche parole è il paradiso per chiunque abbia due orecchie.

Fin qui tutto bene. «Non fosse – spiega Gritti – che gli organizzatori non pubblicizzano affatto l’evento». In Italia possiamo contare su Radio Capital e pochi altri organi di divulgazione. «Il grande pubblico, in sintesi, non sa cosa sia il Record Store Day perché quasi nessuno glielo dice – aggiunge Mauro – Diversamente l’evento diventerebbe un evento di massa. Ne sono certo. E coinvolgerebbe molti giovani in più. Ragazzi che poi vengono in negozio proprio a caccia di quelle chicche che il Record Store Day dovrebbe rendere fruibili a tutti».Quest’anno

da Varese Dischi, ad esempio, erano disponibili Lp in edizione limitata di Elvis Presley, 45 giri di Garbo, una collezione di 12 cassette dei Metallica che erano i “padrini” dell’edizione del Record Store Day 2016. «All’estero inoltre – continua Gritti – gli artisti vanno fisicamente nei negozi. Suonano, incontrano il pubblico. È una vera festa della musica. In Italia pare che scomodare il musicista o cantante, invece, non si possibile. Ma non credo siano gli artisti a non essere disponibili».

E a proposito di disponibilità Bruno aggiunge: «Siamo ancora in attesa di alcuni dischi ordinati per il Record Store Day – dice – nonostante sia passata una settimana, quasi. Le case discografiche non hanno brillato certo per organizzazione».Record Store: negozio di dischi. «Si chiama così in effetti, ma pare che il concetto sia aleatorio – spiegano dal Record Runners – Perché abbiamo fatto un giro nei vari centri commerciali. Posti dove assieme a oggetti di design, libri, elettrodomestici, telefonini e gadget vari ogni tanto trovi anche qualche cd. E abbiamo trovato, lì sì, le edizioni di alcuni album proposte per il Record Store Day. Ma quelli non sono negozi di dischi». Altro punto. «Sempre lì abbiamo dato un’occhiata ai prezzi – concludono dal Record Runners – E siccome la musica lì è un optional e gli incassi arrivano ovviamente da altri settori di mercato gli album vengono venduti praticamente a prezzi di costo». Musica svenduta da chi non si occupa di musica. E che anzi si limita, ogni tanto, a mettere qualcosa sugli scaffali. Ultima nota. In quegli stessi grandi magazzini, nonostante il materiale fosse in esposizione e in vendita, non c’era nessun accenno al Record Store Day.