A Gallarate niente slot vicino a una chiesa. «Rimborsatemi i lavori fatti»

La richiesta del privato è stata avanzata al Comune dopo la respinta del permesso. Protasoni: «Posizione incompatibile con le norme, perché dovremmo pagare noi?»

– Voleva aprire una sala slot in centro ad Arnate. E di fronte al “no” della giunta ha deciso di far causa al Comune chiedendo di essere risarcito delle spese sostenute per i lavori effettuati all’interno del locale.
La questione, finita lunedì sul tavolo dell’esecutivo di centrosinistra, riguarda la richiesta di un privato di poter aprire una sala slot nel quartiere al confine con Samarate. L’idea era quella di installare le macchinette all’interno di un locale in piazza Zaro. Lo stesso piazzale sul quale sorge anche la chiesa intitolata ai Santi Nazaro e Celso: un cosiddetto luogo sensibile, al pari di altri luoghi di culto, di oratori, scuole e ospedali. E tanto la legge regionale quanto le norme tecniche del Pgt prevedono che debba esserci una distanza minima di 500 metri da queste realtà per consentire l’apertura di una sala slot.

Per questo da Palazzo Borghi è arrivata una risposta negativa. Un po’ come era avvenuto qualche mese fa di fronte alla richiesta di aprire un locale analogo sotto i portici di piazza San Lorenzo, troppo vicini alla chiesa e alle scuole di Sciarè, così come all’Is Falcone.
E fin qui non ci sarebbe nulla di strano: una richiesta di apertura di un locale che non rispetta le previsioni urbanistiche e il conseguente rifiuto da parte dell’amministrazione comunale. «Pur prendendo atto del permesso negato – spiega però l’assessore alle Attività economiche – ci ha scritto affermando di aver sostenuto delle spese per attrezzare il locale e per realizzare l’insegna e quindi chiede che gli vengano riconosciute».

Esatto, è andata proprio così: questo privato ha iniziato a lavorare all’interno di quella che voleva trasformare in una sala slot e, quando dal Comune è arrivato lo stop, ha chiesto al municipio di rimborsarlo utilizzando i soldi di tutti i gallaratesi. Anche in questo caso, però, la giunta ha risposto picche.
«Non credo si trattasse di una gran cifra – prosegue l’assessore – ma stiamo parlando di una questione di principio: se, come gli abbiamo risposto,

questo signore non poteva aprire una sala slot, anche se ha svolto dei lavori non c’è alcun motivo per cui il Comune debba andargli incontro».
Insomma, «una richiesta anche legittima, ma alla quale la risposta è scontata». Ed è, appunto, un “no” analogo a quello con cui Palazzo Borghi si è opposto all’apertura della sala giochi. Forte delle proprie ragioni, la giunta ha rifiutato la proposta di conciliazione avanzata dal privato. Il quale potrebbe decidere di citare in giudizio il Comune.n