I pendolari scrivono a TreNord. Sul bonus di gennaio è scontro

La società ha spiegato agli utenti le ragioni per cui non è stato erogato lo sconto. Ma i calcoli delle due parti per stabilire l’indice di affidabilità sono molto diversi

– Bonus non concesso a gennaio, TreNord spiega le sue ragioni ai pendolari. Che però hanno contato una quantità di minuti di ritardo doppia rispetto a quella registrata dall’azienda. E ora chiedono nuovi chiarimenti. A chiedere lumi alla società che gestisce il trasporto ferroviario regionale era stato il comitato “Amici pendolari della tratta Domodossola-Arona-Milano”, linea che ferma a Gallarate per poi proseguire diretta fino a Milano, fatto salvo uno stop a Busto Arsizio.

Si tratta di una delle direttrici che negli ultimi due anni ha sempre accumulato forti ritardi, al punto che quasi tutti i mesi i pendolari ricevevano il bonus. Ovvero lo sconto del 25% sul prezzo dell’abbonamento che viene concesso quando l’indice di affidabilità supera quota 5. Ora, il meccanismo per calcolarlo è abbastanza farraginoso: per prima cosa si sommano i ritardi superiori ai cinque minuti. Quindi si aggiungono i tempi di percorrenza delle corse soppresse per cause imputabili a TreNord e non sostituite con un autobus entro trenta minuti. Quindi si divide il tempo totale di percorrenza di tutti i treni del mese per questo numero. Se il totale supera la fatidica quota 5, scatta lo sconto, altrimenti si paga prezzo pieno.

Ed è esattamente questa la procedura, come ha confermato via mail la stessa TreNord ai pendolari, seguita per calcolare l’indice di affidabilità del mese di novembre. Sulla base del quale l’azienda ha deciso se concedere o meno lo sconto sull’abbonamento di gennaio. Ora, se la matematica non è un’opinione, come è possibile che la società neghi il bonus che i pendolari invece si aspettavano? Il problema sta tutto nei numeri dai quali si parte per fare i conti appena spiegati. Sì, perché nel periodo preso in considerazione, TreNord ha censito 4.276 minuti di ritardo, cui ne ha aggiunti 794 legati alle soppressioni. Il risultato è un indice di affidabilità di 4,47, quindi inferiore al limite superato il quale scatta il bonus. I viaggiatori, però, hanno numeri diversi.

«Abbiamo raccolto i dati tramite il monitoraggio dei treni effettuato dal sito della Regione Piemonte», si legge nella mail di risposta del comitato. E i numeri dei pendolari parlano di ritardi per un totale di 8.905 minuti e di 14 soppressioni, per un totale complessivo di 10.277 minuti di ritardo. Il che porta l’indice di affidabilità a 9,07, quasi il doppio oltre il limite che fa scattare lo sconto. «Non riteniamo che le cosiddette cause di forza maggiore abbiano inciso per oltre la metà dei ritardi», aggiungono i pendolari. Il riferimento è ai quei rallentamenti causati non dai treni ma, ad esempio, dalla rottura di uno scambio, gestito da Reti ferroviarie italiane. «Rimaniamo in attesa di essere smentiti su questo punto», chiosa la lettera indirizzata a TreNord. Dalla quale i pendolari si aspettano ora un’altra risposta.