La storica azienda di Gallarate licenzia tutti. E i dipendenti picchettano la sede

L’impresa Bossi & Figli in crisi. I sindacati: «Dove sono finite le buone prospettive?»

– La storica impresa gallaratese Oreste Bossi & Figli, torna a far parlare di sé. Nel 2011 era un’azienda edile in crescita che, guardando oltre i confini della provincia, combatteva la crisi. Oggi, a 6 anni di distanza, ha avviato una procedura di licenziamento collettivo che coinvolgerà i 32 dipendenti.

Una decisone che ha messo sul piede di guerra i sindacati i quali, nella mattinata di ieri, hanno organizzato un presidio davanti alla sede in via Torino. «Siamo in uno stato di agitazione permanente» dichiara , responsabile di zona della Fillea Cgil di Varese. Già due anni fa, con i ritardi nei pagamenti, erano emersi i primi segnali di crisi: «I dirigenti – afferma Rizzi – ci avevano assicurato che l’impresa aveva delle difficoltà ma che la cantieristica, in essere e futura, offriva buone prospettive».

Così non è stato e, nonostante gli sforzi e il ricorso agli ammortizzatori sociali non si sono ottenuti i risultati sperati. Ai primi di agosto la dirigenza ha convocato i rappresentati dei lavoratori. «Ci hanno spiegato – spiega Rizzo – che a seguito di una verifica esterna, è stato evidenziato un dissesto di qualche milione di euro e per questo si sarebbe avviato un procedimento per “cessata attività”». Era l’8 di agosto quando «i vertici – interviene , funzionario sindacale di Feneal alto Lombardia – hanno chiesto agli operai di lavorare ad agosto sui cantieri mentre loro avrebbero sistemato i pagamenti».

Già perchè, ad oggi, i dipendenti non hanno percepito parte della mensilità di luglio e quella di agosto, «a cui si aggiunge – precisa Russo – il non versamento dei contributi (Inps ed Inail) e del Durc dal mese di aprile».

Nonostante tutto, i lavori in via Procaccini a Milano, in via Cosenz a Rho e a Casorate sono andati avanti. «I lavoratori ci hanno messo i soldi di tasca loro e rinunciando alle ferie – evidenzia , operatore Filca – e ora si trovano in queste condizioni. Forse non è chiaro che, se chiude un’azienda storica si impoverisce il territorio». A settembre è arrivata la doccia fredda.

Che prospettiva hanno i dipendenti? «Il licenziamento entro fine ottobre e la forse la liquidazione – conclude Formentelli – e se il piano che verrà presentato non verrà ritenuto credibile, si passerà all’istanza di fallimento e, pur essendo creditori privilegiati, i lavoratori dovranno aspettare 3 anni (se tutto va bene) per ricevere quanto gli spetta».n