«Sì, l’ho ammazzato per derubarlo»

La confessione - Emmanuel Djakoure, ivoriano di 21 anni, incastrato da un’impronta. Stava fuggendo in Svizzera

– È , ivoriano di 21 anni, l’assassino di , strangolato nella notte tra giovedì e venerdì scorso nell’abitazione che divideva con la madre in via Vittoria a Jerago con Orago. Nonostante la giovane età l’omicida, che nella notte ha confessato il delitto dopo essere stato fermato dai carabinieri del reparto investigativo di Varese e della compagnia di Gallarate a Lonate Pozzolo in casa di un amico che lo ospitava, ha alle spalle un lungo elenco di precedenti.

«Al polso – ha spiegato ieri il pubblico ministero di Busto Arsizio , che ha coordinato le indagini lampo e che poco dopo la mezzanotte di ieri ha firmato il decreto di fermo a carico del ventunenne – aveva l’orologio preso alla vittima dopo l’omicidio».
Ed è il tenente colonnello , comandante del reparto investigativo del comando provinciale carabinieri di Varese, a ricostruire i momenti salienti di un’efficace caccia all’uomo durata soli cinque giorni. «Fondamentale – ha spiegato Ninni – per l’individuazione del responsabile dell’assassinio di Silvestri è stato il primo sopralluogo eseguito nell’abitazione che la vittima divideva con la madre». Ad incastrare Djakoure in modo definitivo è stata infatti un’impronta.

Silvestri viveva al primo piano della villetta di via Vittoria. Al piano terra viveva la madre in quel momento in vacanza. «Abbiamo trovato la porta dell’alloggio della madre della vittima aperta e abbiamo controllato – ha spiegato Ninni – sulla mensola di una credenza in cucina gli specialisti della scientifica hanno notato il segno di un oggetto lasciato sulla polvere. Un vaso che era stato spostato da pochissimo. E quel vaso era poi stato lasciato dall’assassino sul lavello della cucina».
Quel vaso, insieme a numerosi altri oggetti, è stato inviato al Ris di Parma. E su quel vaso è stata trovata l’impronta: Djakoure aveva precedenti ed era schedato. C’era il nome dell’assassino, dunque, ma bisognava trovarlo. Il ventunenne risulta residente a Cassano Magnago, ma di fatto è uno sbandato che da mesi è senza fissa dimora. «Grazie alla conoscenza del territorio dei carabinieri della compagnia di Gallarate e di Busto Arsizio – ha detto il procuratore di Busto Arsizio – è stato individuato».

Dopo il fermo, Djakoure ha confessato. «Probabilmente ha capito che gli elementi a suo carico erano solidissimi – ha aggiunto Calcaterra – e ci ha fornito la sua ricostruzione dell’accaduto». Silvestri e Djakoure si sono conosciuti la notte dell’omicidio. «Non si erano mai visti prima – ha precisato Fontana – e Djakoure non è in alcun modo collegato alle due rapine denunciate in precedenza dalla vittima».
Silvestri ha abbordato il ventunenne quella stessa sera nella zona della stazione ferroviaria di Gallarate. «Lo ha invitato ad avere un rapporto sessuale con lui» ha spiegato Calcaterra. Djakoure ha accettato. «Sapendo però che quel rapporto sessuale non sarebbe mai stato consumato – ha spiegato il sostituto procuratore – ha accettato soltanto per poter derubare Silvestri».
È con l’auto del quarantunenne che i due raggiungono via Vittoria. Entrano in casa. «E mentre Silvestri si prepara al rapporto sessuale, Djakoure lo aggredisce – spiega Calcaterra – Ha detto di averlo strangolato con le mani, ma questo non corrisponde ai riscontri autoptici. Probabilmente ha utilizzato una fascia di tessuto, ma è prematuro sbilanciarsi. Silvestri era minuto, aveva difficoltà motorie, Djakoure è di notevole prestanza fisica. Lo ha sopraffatto immediatamente».
Ucciso Silvestri, il killer ha rubato il cellulare della vittima, l’orologio, la sua macchina fotografica e dei profumi che la vittima teneva in casa e se ne è andato a piedi. Con lui, ieri notte, gli inquirenti hanno ritrovato anche l’intera refurtiva. «Per sua stessa ammissione – ha concluso Calcaterra – oggi (ieri, ndr) avrebbe preso un treno per fuggire in Svizzera nascondendosi a casa di un amico».
Un’indagine rapida, efficientissima che ha bloccato il colpevole prima che questo sparisse. E Fontana ha ringraziato i carabinieri del comando provinciale di Varese e la collega Calcaterra per l’eccellente lavoro svolto.