L’iperconnettività crea dipendenza

Relazioni - «Il telefonino è diventato una prosecuzione del corpo e ha cambiato il modo di relazionarsi»

«A tavola se si usa il telefonino la famiglia diventa un pensionato». A dirlo è Papa Francesco in occasione del Convegno Nazionale Ecclessiale. Un monito quello di Bergoglio che pone l’attenzione su un problema molto diffuso: l’iperconnettività e l’uso smodato di smartphone e telefonini. E dell’hi-tech in generale. A fare eco alle parole del Papa sono anche le più recenti ricerche che affermano che ben un adolescente su tre non riesce a fare a meno del cellulare neanche mentre mangia.

A essere connessi giorno e notte, però spesso non sono solo i figli, ma anche i genitori.
«Il telefonino è diventato per tutti una prosecuzione del corpo – spiega il prof. , direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asst Sette Laghi e direttore della scuola di specializzazione di Psichiatria all’Università degli Studi dell’Insubria – Ha cambiato il sistema cognitivo, il modo di comunicare e conoscere. Oggi si comunica con immagini, simboli, parole e in tempi brevissimi anche con persone che stanno dall’altra parte del mondo rispetto a noi». Si forma così un’immediatezza di azione che impedisce ai normali filtri della comunicazione ordinaria di svolgere il loro compito e quindi riflettere, fermarsi, interagire con il nostro interlocutore, vederne le reazioni, l’impatto delle nostre parole nel suo sguardo, e quindi creare una “relazione”. «Oggi i rapporti tra le persone sono filtrati, più semplici per alcuni aspetti, più immediati per altre. È più facile dire “ti amo”, ma anche dire “ti odio” o “non ti supporto più”».
Ma in che modo i genitori possono agire per mettere un freno a un’eccessiva invadenza del mondo digitale in famiglia? «Confrontarsi sui pericoli. Verificare quanto tempo i ragazzi stanno connessi, chiederlo direttamente a loro è anche un modo per ridurne i rischi. La supervisione degli adulti deve essere intesa come l’interesse da parte degli adulti stessi di cosa fa il figlio online e la condivisione di conoscenze che si sono acquisite».
Dare poi il buon esempio. Se i ragazzi stanno sempre con il cellulare o l’iPad in mano, bisogna domandarsi da chi possono aver copiato il comportamento. «L’uso giusto o sbagliato si trasmette anche per imitazione. Ecco perché è importante che siano mamma e papà a dare il buon esempio». Stabilire in casa regole condivise. «È importante creare insieme ai ragazzi un vademecum di regole nel quale stabilire tempi, luoghi e funzioni dell’uso dello smartphone».
Se le regole che si sono stabilite insieme non danno i risultati sperati bisogna comunque rimanere fermi su determinati aspetti e verificare i bisogni dell’adolescente. La punizione in assoluto è inutile. È importante invece lavorare sul significato che ha questa iperconnettività piuttosto che dire ciò che devono o non devono fare. Indagare i reali bisogni. «Ogni “dipendenza” è manifestazione di un bisogno. Partire dall’ascolto delle necessità fondamentali dei ragazzi è necessario». Fare attenzione alla noia. Spesso l’uso dello smartphone in determinati momenti come ad esempio quando si mangia può nascondere uno scarso interesse in quello che accade intorno a sé e un tentativo di isolamento. «Impedirne semplicemente l’uso non serve, se non è una libera scelta. Dire banalmente: “Non lo devi fare”, “Se non la smetti ti tolgo il cellulare” oppure alzare la voce, punire o rimproverare in realtà non risolve il problema. L’assuefazione non si elimina togliendo l’oggetto della dipendenza».