Addio a Tiziana, la compagna di Gabriele. L’imbianchino che vive in una roulotte

Una grave perdita per l’uomo, che nonostante le difficoltà ha sempre collaborato con i City Angels

Da giovedì scorso brilla una nuova stella sopra il campo sportivo abbandonato del Greov, a Belforte: lì viveva Tiziana, con il suo compagno, in una roulotte fredda e senza illuminazione, ed il suo fisico non ha più retto alle prove di una vita amara e all’inverno incipiente. «Il 23 dicembre – racconta tra le lacrime Gabriele, che di cognome fa Mimio – avrebbe compiuto 44 anni. Non si sa bene cosa le sia successo: si aspettano i risultati dell’autopsia». Titti, come la chiamavano gli amici, soffriva da un paio di giorni di un forte mal di testa. «Volevo portarla venerdì mattina a prendere l’appuntamento dal medico per fare una TAC. Ma alle otto del mattino del giorno prima mi ha chiamato un nostro amico avvisandomi che era morta nella notte».

Tiziana stava aspettando che le dessero una casa. Prendeva la pensione minima perché soffriva d’asma cronica e ultimamente sotto stress per il lungo periodo trascorso senza un vero tetto sulla testa. «Era stata in cura in passato per problemi di depressione. Mercoledì eravamo in giro per Varese: eravamo stati fuori tutto il giorno, pioveva forte e aveva preso tanto freddo. Aveva trascorso poi la serata a casa di un nostro comune amico che le metteva a disposizione una stanza per ripararsi e stare al caldo: gliel’avevo mandata io perché avesse il conforto di quattro mura e per poter aver cura della sua persona con serenità».

Gabriele non ha il riscaldamento, non una stufa. Per lavarsi va a prendere l’acqua da una ditta vicina e usa le bombole del gas per cucinare, quando riesce a racimolare i soldi, per lavare i piatti e per fare quel poco di bucato che riesce, che in questi giorni non si può nemmeno stendere. Vive al Piccolo Vivirolo da settembre, ed è un giovane uomo invisibile per il resto della società: non ha una residenza certa,

anche se l’ultima risulta essere stata a Malnate, dove fino a sette anni fa viveva con la madre. «Il 28 di ottobre avrei avuto un colloquio con l’assistente sociale ma non mi sono presentato: la mattina sono finito al pronto soccorso a causa di un forte dolore al petto e al braccio destro, che poi si è irradiato all’altro. Mi hanno dimesso dopo una flebo di antidolorifici. Non ho ancora capito cosa ho avuto, e mi porto ancora dietro, a strascichi, il dolore». In ospedale, dove Gabriele è di passaggio in certi periodi bui della sua esistenza, a volte scrivono che la sua residenza è a Malnate, altre volte a Varese, altre ancora il carcere. «L’ultima volta sono stato dentro due giorni e mezzo, tre mesi fa. Avevo fatto una bravata contro i Carabinieri, li avevo minacciati con un coltello: non sono sempre stato un bravo ragazzo, lo ammetto. Così tutti i giorni devo andare a firmare al mattino e alla sera alle sei e mezza, prima di tornare alla “cantina”, la mia roulotte. Ma adesso è così pesante pensare di addormentarmi senza l’idea di Tiziana. Lei aveva sempre un sorriso per tutti. Se poteva, con la sua pensione minima aiutava tutti. A fine mese dovevamo comperarci un generatore di corrente. E le piaceva cucinare per me: ho ancora qui i peperoni che le avevo comperato per farmi la peperonata. Fumava, beveva qualche birra con gli amici, ma non aveva particolari problemi di salute. Solo, era tanto fragile, ultimamente, per il destino che le toccava sopportare».

Tiziana aveva avuto un marito e due figli, che non vivevano assieme a lei. «Io, che sono nativo delle Bustecche, la voglio portare al cimitero di Giubiano, dove ci sono i miei nonni. E sono disperato, senza di lei, la luce delle mie giornate».

Prende il cuore, la storia di questo giovane imbianchino, specializzato in stucchi, che dopo aver perso il lavoro è costretto ad elemosinare le sue giornate.

«Vorrei poter trovare una nuova occupazione, magari prendendomi cura del decoro urbano: ho fatto il giardiniere, il taglialegna, so usare una saldatrice: mi servirebbe per non andare a finire di nuovo dentro, per avere uno scopo nella vita. Io la affronto sempre con il sorriso, nonostante tutto, ma adesso è proprio difficile».

Gli fa compagnia nella sorte, oggi, solamente il suo fido Bunker, il cane che lo ha accompagnato nel suo girovagare per le città d’arte, quando ancora poteva permetterselo.

E lo aiuta, come può, Maura Aimini con la distribuzione della domenica: ma questo povero giovane avrebbe bisogno di tutto, dagli indumenti intimi a generi di conforto e a tutte quelle premure personali che diamo per scontate ma che per una persona ai margini sono la manna dal cielo.

E di un tetto sulla testa, sicuro, almeno a Natale.