Anche a Varese la povertà è un flagello che avanza

Il 72,9% delle famiglie, dove il principale percettore ha meno di 35 anni, non riesce a risparmiare. Ed oltre il 96 per cento dei giovani capofamiglia si trova in grosse difficoltà

La povertà è uno spettro che in questi ultimi anni ha colpito sempre più famiglie. A dirlo sono certamente i dati e le statistiche, ma la realtà che si vede lungo le strade.

Essere poveri assoluti a Varese nel 2015, secondo l’Istat, significa non arrivare a 1.630, 80 euro di reddito mensile, se il nucleo familiare è composto a 4 persone di età compresa tra i 18 e i 59 anni, in una città del Nord della grandezza di Varese.

La soglia di una persona che vive da sola, tra i 18 e i 59 anni, è invece di 779,97 euro. Di una coppia, della stessa fascia di età, di 1.083,67 euro. Sempre l’Istituto nazionale di statistica ha stimato che nel 2015 le famiglie in condizione di povertà assoluta siano pari a 1 milione e 582 mila e gli individui a 4 milioni e 598 mila: il numero più alto degli ultimi dieci anni. Si definisce povertà assoluta la condizione per cui la spesa della famiglia rimane al di sotto del valore del paniere di servizi e beni di prima necessità.

La povertà relativa, invece, viene calcolata sulla base dell’indicatore ISPL (International Standard of Poverty Line): una famiglia di due componenti è povera in termini relativi quando la spesa per i consumi è inferiore o uguale alla spesa media per consumi pro-capite. In Lombardia l’incidenza della povertà relativa familiare si è attestata al 4,6% e le famiglie maggiormente colpite sono quelle numerose, con 5 o più componenti, in particolare straniere. Un altro dato significativo riguarda la condizione occupazionale dei nuovi poveri: nel 6,1%

dei casi si tratta di persone che hanno un lavoro, mentre i non occupati sono il 4,6%. Secondo il rapporto Eurispes Italia 2017 un italiano su quattro si sente povero. Una condizione psicologica, economica e sociale che ha a monte diverse ragioni. Si sprofonda nella povertà a causa della perdita del lavoro (76,7%), a seguito di una separazione o un divorzio (50,6%), a causa di una malattia propria o di un familiare (39,4%), della dipendenza dal gioco d’azzardo (38,7%) o della perdita di un componente della famiglia (38%). Sempre secondo Eurispes, il 77,2% degli italiani conosce persone che non arrivano alla fine del mese; il 61,5% persone che devono chiedere costantemente aiuto a parenti e amici; il 49% che non possono permettersi un posto dove abitare; il 48,2% che non hanno i mezzi per far studiare i propri figli; il 41,9% che non possono permettersi di curarsi; il 41,3% che non possono mantenere i propri figli; il 39,3% che devono rivolgersi alla Caritas e il 25% che si sono rivolte ad un usuraio per ottenere a somme altrimenti non reperibili. A tutto ciò si aggiunge il dramma dei giovani, in particolare coloro che provano a metter su famiglia.

La povertà è infatti ormai direttamente proporzionale all’età. I giovani tra i 18 e i 34 anni che hanno famiglia e si trovano sotto la soglia di povertà assoluta, nel Nord Italia, sono il 9,9% (la media nazionale è 10,2%). La situazione è drammatica anche sul fronte dei risparmi. Secondo Istat Giovani, il 72,9% delle famiglie in cui il principale percettore ha fino a 35 anni non riesce a mettere da parte risparmi. Il 48,4%, invece, non è in grado di fare fronte a spese impreviste superiori a 800 euro. Questi giovani nuclei familiari riscontrano problemi nel pagamento di bollette (16,7%), mutui o affitti (12%) e altre tipologie di debito (9,5%) e nel 4,8% delle circostanze dichiarano di non potersi permettere un’automobile.

Il 96,1% dei giovani capofamiglia ammette di trovarsi in uno stato difficoltà più o meno grave. Sono tutti dati che si ripercuotono sulle spese: un ottavo delle giovani famiglie non può permettersi di mangiare carne o pesce ogni due giorni, un quinto non riesce a scaldare adeguatamente casa e ben la metà non può concedersi nemmeno una settimana di vacanza all’anno. Ora, il 55% delle giovani famiglie (dato nazionale) considera un reddito minimo fino a 2000 euro più che sufficiente per eliminare i problemi. Con le dovute proporzioni, questo dato rende l’idea di quanto poco guadagnino gli under 35 in Italia e di come siano in tantissimi ad aver imparato a fare di necessità virtù.