Angeli caduti in volo: uniti da passione e libertà

La morte di Fantinato e Guidotti - Gli amici della “compagnia degli autogiri” li ricordano commossi

– Il “comandante” e il suo “allievo”. e erano una coppia consolidata in volo, affiatata, e gli amici della “compagnia degli autogiri” dopo la tragedia li ricordano con affetto, attraverso i racconti delle loro avventure. Dario Fantinato era il Comandante della compagnia di amici del volo, di cui fanno parte anche , titolare della Maebi srl, eistruttore e titolare della Magni Gyro società che costruisce autogiri. speciali velivoli ultraleggeri. Era il Comandate «perché era quello che tra tutti aveva più esperienza e un grande senso dell’equilibro. Rispettava l’aria e l’autogiro come si rispettano la montagna e il mare». Antonio Guidotti aveva meno esperienza in confronto al Comandante, ma entrambi avevano quell’entusiasmo per lo sport che li univa e «Dario aveva piacere nel fargli da fratello in volo, una sorta di istruttore».

Fantianto e Guidotti volavano spesso insieme sull’autogiro, un aereo particolare. Un mezzo non comune, ma anche relativamente semplice da guidare. Gli esperti lo chiamano anche “girocottero” e alla base della sua progettazione c’è proprio l’idea un velivolo che non può andare mai in stallo, caratteristica che gli fa acquisire una superiorità in termini di sicurezza rispetto agli aerei. «Caratteristiche che Dario e Antonio conoscevano bene e rispettavano – spiega , direttore commerciale della Fantinato Group –

Dario non è mai riuscito a contagiarmi con la sua passione, ma mi ha portato spesso sul suo autogiro ed era molto attento alle norme di sicurezza, soprattutto quando era con passeggeri inesperti». L’imprenditore amava condividere la sua passione con tutti e «cercava sempre di coinvolgere le persone e avvicinarle all’autogiro. Sapeva che sarebbe stata un’esperienza bellissima da condividere ma diceva anche “vieni, provi e se hai paura scendiamo subito”. Non ha mai forzato nessuno, tanto meno se stesso». Sapeva quali erano i suoi limiti e quelli del suo autogiro «e ripeteva, nel volo come nella vita e in azienda, che “fatto il limite a cento, ci si ferma a novanta”».

Pignone, conosceva bene Antonio Fantinato, «era un amico fraterno, una persona unica un uomo generoso, leale e sempre disponibile, che ha sempre fatto si che le sue fortune venissero condivise – ricorda commosso – Aveva un innato senso della gratuità dell’amicizia, era pieno di progetti e soprattutto aveva la capacità di rendere partecipe chi gli stava a fianco». Come quando raccontava delle sue avventure in autogiro. La sua preferita era proprio quella di un’esperienza di volo vissuta proprio con Antonio Guidotti nel 2014. Fantinato era alla cloche e Guidotti nelle funzioni di copilota e in volo da Pavia verso Cassano Magnago, all’altezza di Piacenza, hanno avvistato dei misteriosi cerchi nel grano. «Un pittogramma comparso vicino alle rive del fiume Po che li aveva molto emozionati – ricorda il nipote, – Avevano scattato delle foto e mio zio raccontava l’episodio con grande trasporto». Per l’occasione erano stati anche intervistati da una rivista di settore, che si occupa dei misteriosi cerchi di grano che ogni tanto compaiono nei campi. Fantinato ne aveva avvistato un altro nelle sue lunghe volate sopra i nostri cieli. Quella volta era vicino a Legnano, ma non aveva potuto avvicinarsi abbastanza per scattare foto perché il campo si trovava troppo vicino all’autostrada. Osservare la terra dall’alto lo aiutava a mantenere una prospettiva diversa del mondo, anche quando i piedi li teneva saldi al terreno.