Da martedì gli esami sulle spoglie di Lidia. Le speranze del Dna affidate alle unghie

Omicidio Macchi - Ieri l’apertura del feretro della studentessa uccisa 29 anni fa, già trasferito all’istituto di medicina legale di Milano

– Omicidio Macchi: aperto il feretro di Lidia, da martedì prossimo inizieranno gli esami. La salma della giovane studentessa varesina uccisa con 29 coltellate il 5 gennaio 1987 e ritrovata cadavere due giorni dopo al limitare dei boschi del Sass Pinì di Cittiglio è stata riesumata l’altro ieri.
Dopo 29 anni si cerca tra le spoglie della studentessa e scout assassinata a soli vent’anni una traccia utile ad identificare il suo assassino. Le spoglie della giovane sono state prelevate dal cimitero di Casbeno e trasportate all’Istituto

di medicina legale di Milano dove il team guidato da , l’anatomopatologa forense più celebre d’Italia e dalla fama internazionale, inizierà l’esame del cadavere.
Una ricerca resa estremamente complessa dal lungo tempo di sepoltura: 29 anni in terra, dove i flussi di decomposizione corrono più veloci. Quando la bara è stata mossa durante la riesumazione ha perso liquido.
Ogni bara, per evitare che i gas sprigionati dalla decomposizione possano danneggiarla, è dotata di sfiatatoio. E attraverso questi i fluidi liberati dal processo di decomposizione sono stati liberati. Le condizioni del cadavere non sono ovviamente state rese note. I tessuti molli, però, parrebbero inservibili, almeno da un esame esterno e superficiale. Le speranze di poter trovare tracce utili per estrarre il Dna dell’assassino di Lidia, che la violentò prima di ucciderla, sono affidate in particolare alle unghie della giovane.
Che avrebbe lottato per sfuggire al suo aguzzino, avrebbero cercato, già ferita al collo e al volto di scendere dalla sua Fiat Panda, trovata vicina al cadavere, e fuggire tra i boschi.
Lo dimostrerebbero le tracce di sangue trovate su un sedile e una portiera della vettura. Nella disperata lotta per la vita Lidia potrebbe aver graffiato e ferito il proprio assassino. Ventinove anni la tecnologia a disposizione della scienza forense era ancora agli albori.
Oggi è diverso: per estrarre Dna basta anche soltanto una minima traccia. Un solo spermatozoo e non necessariamente vivo per poter avere un campione con cui eseguire un confronto. Un confronto con il Dna di , 49 anni, di Brebbia, ex compagno di liceo di Lidia, arrestato lo scorso 15 gennaio con l’accusa di aver assassinato la giovane.
Binda si è già sottoposto al prelievo del Dna subito dopo l’interrogatorio di garanzia davanti al gip che ha firmato l’ordinanza richiesta dal sostituto procuratore generale di Milanoe che ha portato Binda in carcere.
Martedì inizieranno gli accertamenti sulle spoglie di Lidia. Risultati e perizie dovranno essere rese disponibili in due mesi.