Di Battista fa “sold out” a Varese

Piazza strapiena a Varese per il parlamentare Cinquestelle. La Lega contesta esponendo la bandiera

Una piazza gremita di persone pronte ad accogliere i rappresentanti del M5S al grido di “Dibba”, il soprannome del parlamentare del movimento che ha parlato per ultimo infervorando i presenti. È stata questa la scena che ha accolto l’incontro tra i rappresentanti del movimento fondato da Grillo e Casaleggio ed i cittadini di Varese in piazza Podestà, sotto la sede della Lega Nord.

Ad aprire il comizio è stato Cosimo Petraroli, il parlamentare varesino dei 5 stelle, che ha scaldato la piazza parlando prima di provvedimenti a livello nazionale, per poi toccare un nervo scoperto della città, la situazione degli ospedali con riferimento particolare alla situazione di Angera. «Chiudono gli ospedali», ha detto dal palco, «con la scusa che non si rispettano gli standard di sicurezza, e casualmente nascono cliniche private pronte ad occupare i buchi lasciati volutamente dalla sanità

pubblica. È il caso del punto nascite di Angera: dopo 80 anni ci hanno detto che non è più sicuro ed è solo grazie alla determinazione della donne e delle mamme di Angera che è stato fatto un passo indietro». Poi ha ricordato di come i parlamentari del movimento si decurtino gli stipendi per mettere i soldi in un fondo statale per sostenere le piccole e medie imprese: «Quel fondo ha raggiunto 20 milioni di euro e sono state avviate 3981 micro imprese per un totale stimato di 10mila posti di lavoro».

A seguire c’è stato l’intervento di Matteo Dall’Osso, deputato bolognese del movimento, che ha raccontato di essere appena stato a Londra un incontro: «I cittadini italiani residente a Londra erano arrabbiati anche solo il fatto di andare all’estero per lavorare quando ci sarebbero i soldi per poter far diventare legge il reddito di cittadinanza, ma da noi non si fa perché abbiamo inaugurato il voto di scambio 2.0, come è successo in una cittadina in provincia di Catania in cui il sindaco ha 18 capi di imputazione. Il politico va dal cittadino disoccupato e gli offre un lavoro, chiedendogli in cambio le prime 2 o 3 mensilità con un anticipo». Poi il microfono è stato passato a Maria Elena Spadoni. Un intervento molto applaudito iniziato dal tema immigrazione, specificando che sono state fatte proposte molto semplici come la cooperazione dell’Europa, sempre più necessaria.

«La problematica italiana è che quando ci sono i migranti ci sono anche degli interessi», ha chiosato dal palco spiegando che: «Ci sono i 35 euro che non vanno ai migranti ma alle cooperative. Il movimento chiede una cosa semplicissima: che i migranti che devono rimanere ne hanno il diritto mentre gli altri che non ne hanno diritto devono tornare a casa loro». Poi ha ricordato la recente approvazione di una proposta di legge sul Parlamento pulito, proposta dalla calabrese Dalila Nesci, di cui si è detta orgogliosa. Poi, dopo una fugace apparizione del giornalista varesino Gianluigi Paragone, che ha parlato di banche e complotti finanziari, annunciando l’uscita di un suo libro sul tema, è stata la volta di Alessandro Di Battista. Dopo aver ricordato la battaglia contro il referendum costituzionale, ha sottolineato l’importanza di una piazza piena, in un momento in cui non c’è nessuna campagna elettorale. «Non sono qua a chiedere voti», ha spiegato dal palco, «perché a noi interessa informare. Per noi un cittadino informato in più, al di là di quello che sceglie di votare, è comunque un salvataggio della democrazia perché il problema è l’assenza di partecipazione politica».

Per Di Battista oggi il nemico numero uno è il capitalismo finanziario: «Si sono infiltrati dovunque piazzando i loro uomini nella politica: Prodi viene da Goldman Sachs, così come Mario Draghi. Amato è legatissimo alle banche d’affari e questo è il sistema. Banca d’Italia non è più una banca pubblica, noi la riforma della governance per renderla pubblica l’abbiamo presentata, così come la riforma per dividere le banche d’affari dalle banche commerciali». Poi, dopo una battuta su Renzi che secondo Di Battista «ormai è finito», ha ricordato la valenza dell’obbligo del massimo di due mandati politici per il movimento: «Il rischio di quel palazzo è quello di essere costruito per farti dimenticare la realtà. Noi siamo entrati in Parlamento come semplici cittadini ed abbiamo dovuto imparare diverse cose, ma se ha imparato, e male, Gasparri, c’è la può fare chiunque».