È allarme meningite? «A Varese pochi casi»

Paolo Grossi, infettivologo e docente dell’Insubria, rassicura: «Nel capoluogo siamo sotto la media»

«La vaccinazione c’è e si può fare, ma non è necessaria». Questo il parere di Paolo Grossi, infettivologo docente dell’Università dell’Insubria e primario del reparto di Malattie infettive e tropicali del Circolo. Il suo intervento, dopo il clamore generato nei giorni scorsi dagli ultimi casi di meningite, cerca di riportare il dibattito a un livello di «razionalità oggettiva».

Un solo caso di meningite da meningococco al Circolo nel 2016. «Meno della media. Di solito ne registriamo due o tre ogni anno», spiega Grossi, sottolineando che anche a livello nazionale i dati dell’ultimo anno sono in linea con quelli precedenti. «Quindi oggettivamente, non c’è alcun allarme meningite», afferma l’esperto. «La meningite è certo una patologia aggressiva ed è normale che la popolazione cerchi informazioni a proposito – aggiunge – ma bisogna partire dai numeri per valutare».

Nel territorio italiano la meningite non è endemica: «Secondo le indicazioni date dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità, ndr) la vaccinazione è necessaria quando si registrano almeno 10 casi su 100mila abitanti in meno di tre mesi – ricorda Grossi – In Lombardia da anni si registrano 0,5 casi ogni 100mila abitanti all’anno, con un tasso di incidenza che quindi risulta decine di volte inferiore agli standard».

Fin qui i numeri. Poi c’è un discorso di opportunità: i vaccini ci sono e si può scegliere di utilizzarli oppure no. «Sono vaccini che non hanno particolari controindicazioni – afferma Grossi – quindi, per estrema precauzione, si può scegliere la somministrazione. Ma dal punto di vista medico rimane una scelta, non una necessità».

I vaccini disponibili contro il meningococco sono tre: quello contro il ceppo C, (offerto gratuitamente dal 2012 a tutti i bambini tra i 13 e i 15 mesi e comunque entro i 18 anni), quello tetravalente contro i ceppi A,C,W135 e Y (consigliato solo a chi viaggia nelle zone endemiche come l’Africa Sub-Sahariana), e infine il nuovo vaccino contro il meningococco B, il ceppo più diffuso in Italia, il cui costo supera le cento euro per dose.

«Da noi la maggior parte delle meningiti sono causate da pneumococco come complicazioni di otiti e sinusiti in persone anziane», spiega Grossi. Anche contro lo pneumococco c’è un vaccino offerto gratuitamente ai bambini entro un anno di vita dal 2012.

«È bene ricordare che il 10% della popolazione sana è portatrice asintomatica di meningococco di tipo B – spiega Grossi – Si tratta quindi di un batterio comune, che non sopravvive fuori dal corpo e che si può trasmettere solo con contatti prolungati e stretti, a meno di un metro, con il portatore». «Di solito il meningococco sta in gola senza fare danni – continua – ma rarissimamente può superare le mucose faringee, passare nel sangue e arrivare alle meningi dove può provocare la meningite». Per queste ragioni secondo il professor Grossi alcune profilassi sarebbero eccessive: «Chiudere le scuole non è necessario – spiega l’infettivologo – si tratta di una prassi di precauzione estrema, non suggerita in alcun testo medico».