Facebook non concede errori e scivoloni. E chi si occupa di politica dovrebbe saperlo

Il commento del direttore Francesco Caielli

Facebook è una bestia spietata, che non concede errori e non ammette passi falsi: se sbagli paghi, se scivoli ti fai male. E questa è una legge non scritta che tutti quanti dovremmo mandare a memoria, specie chi nella vita si occupa di politica e ha un ruolo pubblico. A Luca Ferrari (Pd), leggere che il nostro Kevin Ben Alì Zinati difende il dialetto varesino fa sorridere. Insomma a lui, esponente di quel partito che a tutti i livelli sta portando avanti battaglie come quella sullo Ius Soli,

non pare possibile che uno con quel cognome lì (Arabo? Musulmano? Semplicemente straniero?) possa scrivere di queste cose. Non gli pare possibile, e lo scrive su Facebook: così, probabilmente senza pensarci e senza rendersi conto di quel che stava facendo, senza farsi qualche domanda, senza guardarsi attorno. L’avesse fatto avrebbe per esempio scoperto che Kevin (anzi: Kevin Ben Alì Zinati) è nato a Varese, che la sua mamma è italianissima e il suo papà ha origini marocchine. L’avesse fatto, avesse chiesto in giro, avrebbe saputo che Kevin Ben Alì Zinati è un signor giornalista (e infatti lavora per la Provincia di Varese) e che in quanto alla padronanza della lingua italiana se la cava cento volte meglio di tanti “Fumagalli-Brambilla-Rossi” qualunque. L’avesse fatto avrebbe letto il suo editoriale senza porsi tanti pregiudizi e nel caso si sarebbe limitato a condannarlo per i suoi contenuti, semplicemente, come si fa tra persone civili. Ci avesse pensato un attimo prima di scrivere quel commento, forse si sarebbe reso conto che stava scrivendo qualcosa che andava contro a quel che porta avanti il suo partito (e di questo può pure importarci poco) ma allo stesso tempo qualcosa di velatamente razzista (e di questo ci importa molto di più). Qualcuno, ha sfruttato l’occasione per attaccare politicamente Ferrari (a proposito: la nonna di Kevin ha il suo stesso cognome, Ferrari. Guardi le coincidenze) e chiederne le dimissioni. Noi non arriviamo a tanto: ci basta che oggi chieda scusa a Kevin, e la finiamo qui. E la prossima volta, prima di scrivere su Facebook, starà più attento.